
Axa vende l’8% di Mps, azioni già cedute
"Axa ha avviato un accelerated book building per cedere la sua quota in Mps, pari a circa l’8% del capitale. Il collocamento, affidato a Exane Bnp Paribas, avviene ad un prezzo compreso tra 2,33 e 2,47 euro, con uno sconto del 10-15% sul prezzo di chiusura di oggi del titoloLa vendita della quota in Mps non impatta in alcun modo la partnership di Axa con la banca o l’impegno di Axa sul mercato italiano". Il comunicato lanciato ieri sera, dopo la chiusura dei mercati, dal quartier generale di Axa Italia, è arrivato a sorpresa. Non tanto per le modalità, quanto per i tempi. Davvero accelerati per le consuetudini del mercato finanziario italiano.
Meno di quattro mesi dopo l’acquisto di 100 milioni di azioni Mps, al prezzo di 2 euro per azione, decisione fondamentale per chiudere con successo l’aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro, con 900 milioni da trovare da partner privati, il secondo azionista del nuovo Monte dei Paschi ha deciso che la sua missione è compiuta. I francesi di Axa non vogliono partecipare al balletto delle liste di maggioranza e minoranza per scegliere la nuova governance della Banca. Non vogliono nemmeno entrarci nel cda, visto che c’erano già stati anche con ruoli apicali all’inizio della joint venture.
"Come partner di lunga data nella joint-venture nella bancassicurazione - continua la nota - Axa ha sostenuto la banca partecipando ai più recenti aumenti di capitale come investimento finanziario. Visto che non intende influenzare la strategia di lungo termine della banca, Axa ritiene che sia tempo di vendere la sua partecipazione acquistata con l’aumento di capitale". Alla fine dei giochi, ai francesi resteranno le briciole, lo 0,0007% del capitale. Considerando che il titolo Mps ieri ha chiuso in Borsa a 2,74 euro, la plusvalenza per i francesi, anche con lo sconto sarà di 47 milioni di euro. Non male per pochi mesi.
Ma cosa comporterà la vendita dell’8% del Monte? La prima impressione è che, a comprare 100 milioni di azioni, siano per ora fondi e gestori del risparmio. All’orizzonte non sembra esserci un secondo azionista di peso a Rocca Salimbeni. Ma più soci con partecipazioni parcellizzate. Per quanto riguarda la joint venture tra Mps e Axa, che va avanti da 14 anni, l’impressione è che si arrivi serenamente a scadenza. Se il gruppo transalpino avesse voluto giocare un ruolo cruciale nella nuova governance, avrebbe di certo rappresentato un ostacolo per i piani del Ministero dell’Economia. Che sta ancora progettando il terzo polo bancario italiano, avendo in mano una carta sempre più preziosa (visto il consolidamento attuato dall’attuale cda e dall’ad Lovaglio) rappresentata dal Monte dei Paschi. Con i francesi sulla Rocca sarebbe più ostico disegnare un terzo polo formato da Mps, Bper (dove impera Unipol, la compagnia assicurativa italiana più solida) e Banco Bpm.
Pino Di Blasio