
L’arcivescovo di Siena,. Augusto Paolo Lojudice, con la pettorina degli operai Beko
Il count down ormai è iniziato: il 31 dicembre del 2025, tra un anno esatto, lo stabilimento Beko di Siena, dove lavorano 299 persone, chiuderà i battenti. La multinazionale turca, a fronte dei 267mila congelatori prodotti quest’anno in viale Toselli (considerati "il minimo storico" del sito), ha annunciato al tavolo ministeriale e ribadito in sede di Commissione Attività produttive della Camera 1.935 esuberi, 299 dei quali a Siena. Per questo è sceso in campo l’arcivescovo Augusto Paolo Lojudice, che si è schierato a fianco dei lavoratori non solo a parole, ma soprattutto a fatti.
Il giorno della vigilia di Natale il cardinale ha infatti invitato e accolto nel palazzo arcivescovile una delegazione di 30 operai di Beko. Insieme a loro anche i rappresentanti dei sindacati. All’arcivescovo è stata donata la pettorina con il motto ’299 motivi per resistere. Beko in lotta’, pettorina che viene esibita durante tutte le iniziative di mobilitazione al punto da diventare un simbolo della lotta contro il licenziamento e la chiusura della fabbrica in viale Toselli. Il cardinale non ha esitato a indossarla, poi ha donato alla delegazione la riproduzione del Crocifisso di Papa Francesco come segno di un dialogo mai interrotto con la Chiesa senese e soprattutto con il Pontefice, che proprio grazie alla mediazione dell’arcivescovo aveva ricevuto in audizione un gruppo di operai degli stabilimenti italiani di Beko condannati alla chiusura. Ne è seguita la citazione della vertenza da parte di Papa Francesco durante l’Angelus.
Ma non finisce qui: il cardinale ha poi invitato tutti i lavoratori a essere presenti domenica nella cattedrale di Siena per l’apertura del Giubileo dell’arcidiocesi e della Porta Santa. "Ho voluto ribadire a tutti i lavoratori della Beko – ha spiegato Lojudice – che noi non li lasceremo soli e che anzi cercheremo di trovare insieme nuove forme per tenere alta l’attenzione sul loro caso. E ancora: "Ho voluto che venissero nella casa del vescovo per dare un segno di accoglienza e vicinanza non di circostanza, ma concreto – ha aggiunto il cardinale –. Il Papa prega sempre per loro e il fatto che siano venuti da me oggi è il segno di una comunione con il Pontefice che ha aperto il Giubileo della speranza, che mi auguro potrà essere un impulso a cambiare rotta per difendere i posti di lavoro di queste nostre sorelle e fratelli".
Non è la prima volta che l’arcivescovo dimostra una vicinanza concreta ai lavoratori di Beko: per stare loro accanto, ha partecipato anche a uno dei cortei organizzati lungo le vie della città, inoltre ha sempre speso parole di speranza e conforto per gli operai e le loro famiglie. L’ultimo gesto, in ordine di tempo, è l’aver indossato la pettorina, simbolo della lotta degli operai, gesto fatto per tenere alta l’attenzione sulla vertenza. Il tutto, in attesa del nuovo anno, e in particolare del mese di gennaio, quando è attesa un’altra riunione del tavolo al ministero delle Imprese e del made in Italy.