Oggi è il giorno della verità per lo stabilimento Beko di Siena. Incassato ieri dai lavoratori anche il sostegno del sindaco di Monteroni d’Arbia, Gabriele Berni, oggi alle 15,30 si riunirà nuovamente il tavolo al ministero delle Imprese e del made in Italy, dove è attesa la presentazione del piano industriale da parte della multinazionale turca. In pole position per rappresentare le istanze del territorio di Siena, oltre alla Regione con il consigliere delegato del presidente Giani, Valerio Fabiani, alla presidente della Provincia Agnese Carletti e al sindaco Nicoletta Fabio, saranno presenti, accanto ai vertici sindacali nazionali, i segretari territoriali Daniela Miniero (Fiom Cgil), Giuseppe Cesarano (Fim Cisl) e Massimo Martini (Uilm). Tutti terranno un filo diretto da Roma con i 299 lavoratori del sito di viale Toselli, per informarli in tempo reale circa gli esiti dell’incontro.
Dopo il corteo di protesta organizzato l’altro ieri dagli operai con il blocco del traffico in viale Toselli, c’è la consapevolezza generale che i presupposti da cui si parte al tavolo ministeriale non sono dei migliori per lo stabilimento di Siena. Qui l’anno si chiuderà con 267mila pezzi prodotti, ovvero il minimo storico, e con protrarsi della cassa integrazione che nel mese di dicembre vedrà il personale al lavoro soltanto per dieci giornate.
L’incontro di oggi a Roma fa seguito a quello del 7 novembre, durante il quale il ministro Adolfo Urso aveva sottolineato all’azienda "la necessità di presentare un piano industriale che preveda maggiori investimenti in Italia, rispettando appieno le condizioni imposte dal Golden power, volte a salvaguardare l’occupazione e la produzione in Italia".
L’intervento del Governo era stato adottato quando l’operazione Beko era ancora nella fase di istruttoria dell’Antitrust europeo poiché, nelle valutazioni dell’esecutivo, con la nascita del nuovo soggetto industriale potevano prefigurarsi potenziali situazioni di crisi legate a sovrapposizioni di stabilimenti in Europa e alla relativa sovrapproduzione, che avrebbero, come poi avvenuto, portato alla chiusura di alcuni impianti nel continente. "L’esercizio del Golden power su Beko ha permesso in questi mesi l’avvio di un confronto con il gruppo turco, in accordo con i sindacati, che prevede l’elaborazione di un piano specifico per l’Italia, scongiurando situazioni simili a quelle registrate in Polonia, dove due stabilimenti sono stati chiusi con conseguenti 1.800 licenziamenti, e nel Regno Unito, con la chiusura di un impianto a Yate (Bristol)", aveva ricordato il ministero. Ed è proprio sullo strumento del Golden power che puntano sindacati e istituzioni per tutelare il sito produttivo di Siena e i livelli occupazionali.
Beko Europe oggi al tavolo ministeriale ripartirà dall’analisi condotta sulla struttura industriale e operativa e dalla valutazione congiunturale del contesto economico e del settore. Innegabile "il netto rallentamento della domanda in Europa, una maggiore concorrenza da parte di produttori provenienti dal mercato asiatico, risultati aziendali negativi nonostante massicci investimenti e una sovraccapacità strutturale in Italia". L’azienda ha comunque ribadito "il proprio impegno a lungo termine verso l’Italia confermando la disponibilità a investire nel Paese in aree considerate strategiche". Tuttavia preoccupa il fatto che "l’attuale presenza nei settori del lavaggio e della refrigerazione sarà ulteriormente valutata per evitare altre perdite di cassa". Intanto ieri il senatore Pd Silvio Franceschelli ha depositato a Palazzo Madama un’interrogazione sulla vertenza con il collega Alessandro Alfieri: "E’ arrivato il momento della responsabilità. Il Governo dimostri e dica chiaramente quali azioni concrete intende mettere in campo sulla vertenza Beko Europe e sul futuro dei lavoratori degli stabilimenti italiani. Come Pd richiameremo il Governo a prendere una posizione netta e chiara nei confronti dell’azienda e aesercitare il Golden power per scongiurare riduzioni dei livelli occupazionali e licenziamenti".