ANDREA TALANTI
Cronaca

Beko fa tremare la Piazza: "Noi vogliamo lavorare. Questo è il nostro sogno"

L’urlo dei 299 operai ieri mattina in corteo per le strade del centro. I sindacati: "La politica deve prendersi la responsabilità economica e sociale".

L’urlo dei 299 operai ieri mattina in corteo per le strade del centro. I sindacati: "La politica deve prendersi la responsabilità economica e sociale".

L’urlo dei 299 operai ieri mattina in corteo per le strade del centro. I sindacati: "La politica deve prendersi la responsabilità economica e sociale".

"Noi non siamo carne da macello". È l’urlo che risuona in piazza del Campo, rompendo la commozione dell’incontro tra il sindaco Nicoletta Fabio e gli operai Beko. I vertici della multinazionale turca - che ad aprile scorso avevano rilevato Whirlpool - hanno annunciato mercoledì, nel tavolo al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, un piano industriale che prevede 1935 esuberi a livello nazionale, tra i quali rientrano i 299 lavoratori dello stabilimento di Siena, destinato a interrompere la produzione e chiudere i battenti a fine 2025. "I congelatori non si vendono più", è quello che si sono sentiti dire i rappresentanti sindacali, in prima fila nel sostenere la causa degli operai. Causa che adesso diventa lotta.

Tanta rabbia per chi da una vita anima lo stabilimento in viale Toselli, e che da un giorno all’altro rischia di perdere non solo lo stipendio, ma anche la dignità. Ma nessuna voglia di tirare i remi in barca: dopo il concentramento alle 9 di fronte ai cancelli della fabbrica, ieri 200 degli operai coinvolti si sono radunati alla Lizza, insieme alla Rsu al completo, per marciare verso piazza del Campo gridando la propria disperazione a cittadini e istituzioni. E per ricordare che non può esistere indifferenza di fronte alla fragilità sociale e occupazionale che questa volta ha colpito Beko, ma che non deve costituire un precedente per tutte quelle imprese che in un futuro prossimo potrebbero spostare la propria produzione fuori dai confini europei.

Tra canti e cori, lavoratori e sindacati hanno portato la propria protesta lungo le vie del centro, fermandosi solo nel Campo, dove sono stati ricevuti dal sindaco. Visibilmente commossa, Nicoletta Fabio ha risposto all’appello dei lavoratori: "Voi non mollate, io non mollo". "Abbiamo un sogno nel cuore: vogliamo lavorare", cantano gli operai, che sanno di non potersi lasciare andare alla disperazione. Il ruolo della mobilitazione sarà cruciale nella partita della reindustrializzazione del sito.

Raccolto nuovamente il sostegno dell’amministrazione comunale, il gruppo si è spostato di fronte ai cancelli dello stabilimento. Qui è andata in scena l’assemblea unificata tra operai e sigle sindacali, con i segretari senesi - Daniela Miniero Fiom-Cgil, Giuseppe Cesarano Fim-Cisl e Massimo Martini Uilm - che hanno ribadito quanto accaduto nel tavolo di ieri. "Dobbiamo puntare sul tempo – ha sottolineato Cesarano –, abbiamo bisogno di tempo: l’obiettivo è far slittare la chiusura almeno al 2027".

"Beko si è sfilato dagli interlocutori – ha aggiunto Miniero –, la loro volontà è chiara, ed è un ricatto. La politica deve prendersi la responsabilità sociale ed economica di questo territorio". All’assemblea hanno preso parte anche i sindaci dei comuni contermini e il presidente della Provincia, Agnese Carletti: segnale di un territorio intero che deve reagire e lottare per non disperdere 70 anni di storia lavorativa. E la mobilitazione continua: oggi davanti ai cancelli arriva il presidente della Regione, Eugenio Giani. Lunedì proseguiranno le manifestazioni, questa volta in piazza Salimbeni.