ORLANDO PACCHIANI
Cronaca

Beko, l’appello di Landini: "Stop alle polemiche politiche. Salviamo stabilimenti e lavoro"

Il leader della Cgil a Siena: "Non passi l’idea che le multinazionali chiudono quando vogliono". Intanto l’azienda, dall’incontro al ministero, auspica "una conclusione condivisa della vertenza".

Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ieri mattina a Siena con i lavoratori della Beko (. Foto Lazzeroni

Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ieri mattina a Siena con i lavoratori della Beko (. Foto Lazzeroni

Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini ai cancelli dello stabilimento, il nuovo sciopero dei lavoratori, il consiglio comunale aperto sul lavoro con inevitabile focus sulla più grande crisi aziendale degli ultimi anni, il nuovo tavolo al ministero delle Imprese da cui non sono emersi particolare passi avanti per il caso Siena, stando ai sindacati. È il diario quotidiano della crisi Beko, dove sono a rischio 299 posti di lavoro dopo l’annuncio della chiusura del sito di Siena da parte della multinazionale con sede in Turchia.

Un diario che si è aperto con l’esercizio di realismo di Landini, dopo le scintille che nei giorni scorsi hanno diviso centrodestra e centrosinistra (Governo e Comune da una parte, Regione e Provincia dall’altra): "Non è il momento delle polemiche politiche, ma di guardare come si risolvono i problemi. E oggi il problema è dare lavoro alle persone e continuità industriale un territorio come quello di Siena".

Un tema chiave, quello della "continuità industriale", emerso anche al tavolo ministeriale, dove le sigle sindacali hanno chiesto "la definizione di un percorso credibile di reindustrializzazione per Siena", che passa da un doppio binario: l’acquisizione del sito (per cui il Governo ha annunciato il possibile coinvolgimento di Invitalia), la ricerca di un nuovo soggetto imprenditoriale grazie all’advisor messo in campo da Beko. Senza una soluzione in questo senso, strumento necessario per garantire ancora occupazione, non sarà facile chiudere la vertenza in tempi brevi.

Quello che invece si auspica Beko. "Anche l’incontro di oggi è stato molto approfondito e costruttivo, con grande spirito di collaborazione emerso da tutte le parti al tavolo – commenta Maurizio David Sberna, direttore relazioni esterne di Beko Europe –. Al prossimo incontro ci auguriamo di poter ulteriormente procedere verso una conclusione condivisa della vertenza, che possa offrire risposte efficaci ed evitare ulteriori perdite alle attività italiane del Gruppo".

L’appuntamento al ministero è già fissato per il 14 marzo e i sindacati auspicano si possa tenere anche un incontro specifico sulla vicenda dell’immobile, il cui acquisto – sostiene in particolare il Comune, da cui è partita l’idea – svincolerebbe un eventuale nuovo imprenditore dal capestro di un affitto da 1,8 milioni di euro, cifra originata dalla necessità di ripagare il mutuo ora in capo alla società Duccio immobiliare.

Una vertenza ancora durissima e che sta coinvolgendo tutto il territorio, come dimostra il consiglio comunale aperto di ieri (in realtà incentrato sui temi generali del lavoro in provincia, ma inevitabilmente con molti riferimenti alla vicenda Beko) cui hanno partecipato istituzioni, enti, categorie, rappresentanti sindacali e una delegazione di lavoratori della Beko. "Una questione sentita da tutti", ha detto partecipe il cardinale Augusto Paolo Lojudice, che a dicembre aveva accompagnato tre rappresentanti dei lavoratori da papa Francesco. "Dobbiamo unire le forze e impegnarci nel reciproco ascolto", ha detto in apertura la sindaca Nicoletta Fabio. E per un giorno i distinguo politici sono stati messi da parte, tra proposte che guardano al futuro (un Piano strategico territoriale promosso da Agnese Carletti, presidente della Provincia), iniziative che uniscono formazione e innovazione, come Università degli Studi e Fondazione Mps, richieste di soluzioni come quelle ribadite da Cgil, Cisl e Uil.

Perché in primo piano ci sono i tempi stretti dei lavoratori Beko. Il 31 dicembre 2025, data della prevista fine della produzione, è dietro l’angolo. "Il Governo deve muoversi concretamente ora per far cambiare idea alla Beko – l’auspicio ancora di Landini –. Non sono venuto a fare promesse particolari, ma a dire che questa non è una lotta solo del territorio, ma ha valore nazionale; se passa l’idea che i grandi gruppi multinazionali possono ridurre la presenza nel Paese, questo apre la strada alla deindustrializzazione dell’Italia".