ANDREA TALANTI
Cronaca

Beko non arretra e conferma gli esuberi. “A casa 1.935 persone, è devastante”

L’azienda ribadisce all’audizione parlamentare la chiusura di tre stabilimenti, compreso quello di Siena

La fiaccolata di protesta degli operai della Beko in piazza del Campo a Siena

La fiaccolata di protesta degli operai della Beko in piazza del Campo a Siena

Siena, 19 dicembre 2024 – Il numero è sempre quello: 1935. Sono gli esuberi che Beko Europe prevede in Italia entro fine 2025, con la chiusura degli stabilimenti di Siena e Comunanza, oltre a Fabriano. E che sono stati confermati durante l’audizione in commissione Attività produttive alla Camera. “Da parte di Beko - ha detto in audizione il responsabile delle relazioni esterne, Maurizio David Sberna - c’è ogni possibile impegno a valutare tutte le operazioni di carattere industriale che possano emergere. L’obiettivo è far sì che qualunque attività per mitigare questo impatto venga portata avanti, ma invarianza di impatto economico. Il piano industriale punta ad arrestare una emorragia di perdite insostenibile, se non interveniamo oggi ci troveremo in futuro di fronte a una situazione peggiore. Il settore di produzione degli elettrodomestici vive una flessione significativa, con un trend in ribasso per il ’24 e una occupazione media delle fabbriche pari al 38%. I competitor asiatici ottengono fette di mercato sempre più grandi, le perdite per Beko sono maggiori con numeri a tre cifre nell’ordine dei milioni. La bassa domanda e la sovraccapacità produttiva ci hanno portato alla decisione di investire sulla filiera della cottura, dove le perdite sono minori”.

Sulla golden power, “riteniamo di avere presentato un piano che rispetti le prescrizioni notificateci. Starà al governo fare le sue valutazioni. Non sposteremo le produzioni di Siena e Comunanza, le interromperemo”. “Non eravamo a conoscenza della situazione di Whirlpool nel momento dell’acquisizione - ha spiegato Ilias Kil, vicepresidente delle operazioni di Beko -, ci siamo resi conto solo quando abbiamo avuto in mano i libri contabili e analizzato la situazione di mercato e dei competitor. Chiudere nel 2025 è stata una decisione dettata dalle contingenze”.

Ascoltati anche i sindacati. “Nell’agire di Beko c’è dolo - ha dichiarato Barbara Tibaldi, segretario generale Fiom Cgil -, non è mai stato fatto un tentativo di industrializzazione ma un’operazione commerciale con logica predatoria: l’acquisizione di marchi e quote di mercato per poi chiudere nell’immediato. Se si vuole fare una vera trattativa il Governo deve parlare con la proprietà. Se consentiamo questa logica predatoria, il settore elettrodomestico finirà come il tessile. Gli investimenti che Beko rimarca in realtà sono stati fatti da Whirlpool. In presenza della golden power ci troviamo di fronte a 2000 licenziamenti, forse serve pensare ad altri strumenti. E soprattutto intervenire sui costi dell’energia”. Massimiliano Nobis, per la Fim, ha invece sottolineato la “situazione di drammaticità degli esuberi: investendo in Italia il gruppo Arcelik ha puntato solo a acquisire quote di mercato. Beko Europe si è presa il lusso di avere un anno e mezzo per capire cosa aveva comprato quando in realtà già lo sapeva, avendo il 75% del capitale sociale”. “Preoccupazione e dissenso - ha sottolineato infine Lucia Gambardella Uil - per un progetto devastante, un piano inaccettabile”.