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Il corteo dei lavoratori Beko davanti allo stabilimento di viale Toselli
"La vertenza Beko Europe per Siena non è chiusa finché non ci saranno le condizioni per garantire la continuità industriale per il sito di viale Toselli attraverso un coinvolgimento e un richiamo alle sue responsabilità della multinazionale verso il territorio. Al tempo stesso auspichiamo che il Governo si faccia garante rispetto al percorso che dovrà essere individuato per la salvaguardia dei 299 posti di lavoro che, nella vertenza, rimangono ancora oggi la priorità assoluta". Lo ha affermato la presidente della Provincia Agnese Carletti, annunciando la posizione unitaria del territorio senese emersa al tavolo di coordinamento istituzionale.
Questo significa che, al momento, non viene considerato prioritario l’acquisto dell’immobile. O meglio, è considerato importante ma non prima di aver continuato a trattare le condizioni di uscita di Beko e soprattutto il futuro dei 299 lavoratori. "Come territorio – ha aggiunto Carletti – nell’àmbito della vertenza e nel rispetto delle competenze e con gli strumenti a disposizione, siamo pronti a fare la nostra parte ma questo potrà avvenire solo in presenza della garanzia di un progetto industriale e, da parte di Beko, del tempo e delle risorse necessarie utili a garantire il futuro delle lavoratrici e dei lavoratori senesi".
Per i sindacati, che martedì pomeriggio incontreranno il sindaco Fabio a Palazzo pubblico, è la soluzione inevitabile. "Per noi – dice Daniela Miniero, Fiom Cgil – parlare dell’immobile può avere un senso, ma solo se prima si impegna Beko al rispetto della propria responsabilità sociale. L’azienda non può alzarsi dal tavolo senza mettere risorse e facilitare il percorso di reindustrializzazione. Non esiste che lasci senza pagare nulla e noi non saremo disposti a firmare la chiusura della vertenza, se non sarà così".
Per Massimo Martini della Uilm, "tutti sono d’accordo sul fatto che prima si deve pensare al nuovo soggetto industriale, poi all’immobile. Su questo il governo deve ottenere un impegno chiaro da Beko, una linea che è stata sposata anche dai Comuni". Giuseppe Cesarano, Fim Cisl, osserva: "Prima il piano industriale e la reindustrializzazione, poi l’immobile. Ho sostenuto con forza questa tesi che poi è emersa come comune. Se è vero che Beko mette sul tavolo 300 milioni, ci facciano sapere quanto è destinato a Siena e in particolare ai lavoratori, poi si potrà discutere. Di certo non ha senso comprare un immobile e indebitarsi senza avere niente in mano, si toglie solo un impegno a chi invece deve prima fornire dei risultati concreti".
Lunedì è in programma un nuovo incontro al tavolo ministeriale, per capire se ci sono sviluppi che riguardano Siena. I sindacati torneranno a chiedere che la partita non venga abbandonata, timore rinforzato dalle dichiarazioni del ministro Urso durante la visita in Turchia, quando si è parlato solo del salvataggio di Comunanza, senza citare Siena. Un incontro in apertura di una settimana che si chiuderà, venerdì 27, con la visita del segretario generale della Cgil Maurizio Landini ai cancelli dello stabilimento di viale Toselli per incontrare i lavoratori. Un’altra testimonianza del fatto che Beko Siena è un caso nazionale, con i suoi 299 posti di lavoro a rischio, sotto la scure dei tagli previsti dalla multinazionale con base in Turchia.
Già programmati anche i dieci giorni di cassa integrazione ormai consuerti per il mese di marzo (i giorni 3, 4, 7, 10, 14, 17, 21, 24, 28, e 31) mentre il 5 e 6 marzo è previsto il doppio turno big. Gli altri giorni di lavoro saranno a turni normali big e small.
Orlando Pacchiani