"La legge regionale sui Consorzi industriali, approvata lo scorso dicembre, potrebbe trovare la sua prima applicazione nella vertenza di Beko Europe a Siena". Parola del presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, che ieri sera ha partecipato ala cena di solidarietà organizzata a Sovicille (in provincia di Siena) per raccogliere fondi a favore dei 299 lavoratori del sito di viale Toselli.
Giani, che nella giornata di giovedì ha partecipato alla riunione del tavolo al ministero delle Imprese e del made in Italy insieme al consigliere delegato alle crisi industriali, Valerio Fabiani, sostiene l’idea di procedere all’acquisizione dello stabilimento Beko di Siena.
"La legge regionale è una legge-guida – continua il presidente della Regione – mirata a favorire i processi di reinvestimento sulle attività economiche. Prevede l’esproprio del terreno e del sito produttivo e la loro acquisizione a un prezzo ragionevole, ovvero quello dell’esproprio da parte del Comune. Il Consorzio formato dalle istituzioni può quindi studiare in ciclo e un’attività produttiva virtuosa, possibilmente nello stesso settore, cioè in questo caso nella produzione di congelatori". Resta tuttavia fondamentale il ’fattore tempo’ ottenuto con l’annuncio di Beko di restare a Siena fino al 2027, pur cessando la produzione alla data prestabilita del 31 dicembre di quest’anno.
"La soluzione offerta dalla legge regionale sui Consorzi industriali – sottolinea Giani – presuppone infatti la garanzia degli ammortizzatori sociali, promessi dal ministro Urso, da qui al 2027". La normativa prevede un intervento misto pubblico privato di cui possono far parte la Regione, i Comuni interessati, rappresentati d’impresa, le Camere di commercio. La legge non qualifica una sostituzione del pubblico nella gestione di impresa, ma qualifica la costituzione di strumenti di intervento per creare condizioni favorevoli alla rigenerazione industriale, all’attrazione d’impresa o a nuovi insediamenti produttivi. In altre parole, la legge sui Consorzi industriali si configura come uno strumento di politica industriale, che potrebbe quindi ’debuttare’ offrendo una valida soluzione alla crisi Beko di Siena.
Cristina Belvedere