REDAZIONE SIENA

Botte in Piazza, è battaglia su video e foto "Andati oltre il tradizionale fronteggiamento"

Testimonia nel processo per i fatti del 2018 fra Nicchio e Valdimontone l’ex comandante della compagnia dei carabinieri Pinto. Otto i filmati che accusano i contradaioli dei Servi di rissa e resistenza a pubblico ufficiale. Le immagini scorrono in aula

di Laura Valdesi

SIENA

Un grande schermo. Prima scorrono le immagini del volo di Brio su Rocco Nice nel Drago. Poi il dopo Carriera, era il 2 luglio 2018, che mostra l’uscita di Piazza di Nicchio e Valdimontone. Quindi i frame che, secondo la procura, ’incastrano’ i sei montonaioli accusati di rissa, 5 dei quali anche di resistenza aggravata a pubblico ufficiale. E’ come riavvolgere il nastro di quattro anni quando anche il sindaco Luigi De Mossi (che ieri era in aula perché difende gli undici contradaioli dei Pispini imputati per la vicenda) scese a corsa dal palco dei capitani per andare sul tufo. A separare i gruppi rivali. Immagini, anche queste, mostrate ieri pomeriggio sul grande schermo al terzo piano del tribunale dove l’udienza è iniziata poco prima di mezzogiorno, incagliandosi a più riprese nel braccio di ferro a tratti animato fra il pm Sara Faina e le difese dei 17 contradaioli. Oltre a De Mossi, Fabio e Giulio Pisillo per quattro montonaioli, Daniela Marrelli per gli altri due. Alle 17,35 il giudice Sonia Caravelli ha rinviato. Fissando altre quatttro udienze fino a giugno del processo più delicato che viene vissuto come una mancanza di considerazione per il valore della Festa. Senza contare che per la prima volta a 12 contradaioli si contesta il reato di resistenza.

Cinque gli investigatori che dovevano testimoniare: il maggiore de carabinieri Alberto Pinto (ora a Roma) e il tenente Ernesto Romanini sono stati ascoltati mentre l’allora capo della Mobile Enzo Tarquini e l’attuale Riccardo Signorelli torneranno a febbraio con un altro poliziotto di Siena. I militari dell’Arma, spiega Pinto quando viene sentito, erano stati delegati ad occuparsi del Valdimontone, la polizia del Nicchio. Per questo ieri video e frame che mostravano "le fazioni", così le ha definite il maggiore, hanno riguardato i sei imputati dei Servi. "Per evitare di mettere in pericolo chi doveva uscire da Piazza – prosegue – è intervenuta l’aliquota senza scudo. Bastò per consentire di far sfilare via il Drago". Sono otto, di varia lunghezza, i filmati forniti all’Arma dal gabinetto della polizia scientifica per l’inchiesta di cui il pm Faina si avvale mostrando un contradaiolo "che strattona la municipale" e, ancora, "il momento nel quale inizia la rissa". Ogni fase. Puntualissima la ricostruzione del maggiore "che ha portato alla ricostruzione della responsabilità per sei persone – "gli unici soggetti di cui si ha un’identificazione certa" – per rissa e molti per resistenza . La condotta è andata oltre il canonico fronteggiamento". Più volte riconosce, commentando le immagini, "l’intervento attivo delle dirigenze per tenerli distanti". Viene analizzata la posizione (e le immagini) di ogni singolo imputato. E quando il ’film’ termina, sono già le 17, l’avvocato De Mossi interviene, nonostante non siano i suoi assistiti. C’è una minore pericolosità nel comportamento dei contradaioli rispetto ad episodi sportivi, interroga. "Ci sono sicuramente più soggetti che concorrono nel mantenere l’ordine", ribatte. I fronteggiamenti sono gestibili in modo più agile, insiste De Mossi. "Quello canonico viene gestito dalla polizia municipale – ancora Pinto –, solo se non si rasserena allora è un problema che viene gestito con l’equipaggaiamento più leggero". Valutate il Palio in modo diverso rispetto agli eventi calcistici, insiste De Mossi segnando la diversità. "Sì", dice il maggiore dell’Arma richiamandosi a quanto evidenziato sopra. Ma è solo uno spiraglio nel buio del processo. Viene ascoltato il tenente Romanini, solo per ibadire che sono stati comparati i frame con i ccartellini dell’ufficio anagrafe per l’identificazione.