In una Sala storica affollata come avviene per le grandi occasioni, la Biblioteca comunale degli Intronati ha accolto il professor Giovanni Buccianti con l’affetto e l’ammirazione che si riserva ai grandi. L’occasione era la presentazione del suo libro ‘La mia vita’ (Edizioni Cantagalli), un racconto intimo e intenso in cui i ricordi personali si intrecciano alle vicende della città e alla grande storia, sullo sfondo, alla quale Buccianti, che a lungo è stato professore ordinario di Storia delle relazioni internazionali nell’Università di Siena, ha dedicato i suoi studi.
La voce si è lasciata incrinare dall’emozione nel momento in cui ha ricordato i suoi studenti e l’amara conclusione della sua esperienza universitaria, quando si è sentito negare quel tributo che la comunità accademica gli doveva. "Mi hanno voluto mettere da parte – ha detto – e questa è una ferita ancora aperta. Per questo motivo ho voluto raccontare quella vicenda, facendo nomi e cognomi".
Tifoso della Robur e della Virtus, profondamente cattolico, attento osservatore della storia di Siena, dei suoi vizi e delle sue virtù, tanto da rimproverarle di aver affrontato con troppa superficialità, distratta dalle proprie passioni, i momenti più critici. Racconta di aver visto l’iceberg che si avvicinava, tanto che arrivò a chiudere il conto al Monte dei Paschi perché non ne apprezzava la dirigenza, convinto che avrebbe danneggiato la banca e la città.
"Si è tolto qualche sassolino dalle scarpe – ha detto Raffaele Ascheri, che ha condotto la serata – e noi accettiamo la sua versione come fonte del vero. Perché ha parlato con una libertà assoluta che capitolo dopo capitolo ci fa entrare nei meandri delle vicende senesi e della sua vita".
A introdurre la figura del professore è stato anche il generale Giuseppe Cucchi. "La nostra è stata una lunga collaborazione – ha detto – che continua tuttora. Tra noi ci sono affinità e differenze, la prima è senz’altro dettata dalla sua logica spietata".
"Nel libro – racconta Buccianti – ho voluto raccontare aneddoti, momenti importanti, incontri. C’è tutto. La mia militanza nel Partito socialista e gli incarichi che mi ha permesso di ricoprire. Ho assistito con grande dolore al suo sbriciolamento". La Libia, il lavoro su Mattei che lo portò a intervistare Eugenio Cefis, le frequentazioni internazionali e i riconoscimenti ottenuti. Il tutto affrontato con lo stile raffinato, ironico e pungente, con il quale il professore ha affascinato per tanti anni i suoi studenti, che a volte si infilavano nell’aula ad ascoltare le sue lezioni anche se l’esame lo avevano già dato.