Camionista morto, sentiti i genitori: "Guidava senza scarpe: perché le aveva?"

Ivano Casini e la moglie Daniela di Vivo d’Orcia sono stati dalle 15.10 alle 19 passate dal pm Valentina Magnini. L’avvocato Valentini: "Offerta la nostra collaborazione per arrivare alla verità. E’ stata accettata con piacere" .

Camionista morto, sentiti i genitori: "Guidava senza scarpe: perché le aveva?"

Camionista morto, sentiti i genitori: "Guidava senza scarpe: perché le aveva?"

di Laura Valdesi

SIENA

"Vogliamo chiedere alla procura di indagare sui numeri di telefono, a chi appartengono. Sui profili social che il giorno della morte di mio figlio sono spariti, nel giro di poche ore. Sul materiale che hanno naturalmente, sebbene non ci siano le foto del cadavere", dice mamma Daniela prima di entrare a palazzo di giustizia. Simone Casini, 43 anni, di Vivo d’Orcia, era stato trovato impiccato nel camion, per lui quasi una seconda casa, vicino ad Isola d’Arbia, in una piazzola di sosta. Era il 27 luglio 2022. "Non essendo stata fatta l’autopsia ma solo la visita esterna non ci sono foto del cadavere, se non quelle di come è stato rinvenuto", chiarisce l’avvocato Enrico Valentini che accompagna la donna e il marito Ivano Casini, convocati alle 15 in procura per essere ascoltati. In mano l’uomo ha una cartellina verde. "Se ci fosse necessità di vedere delle cose", spiega. Sono pronti a raccontare agli investigatori tutto quello che sanno e che hanno riferito anche a ’Chi l’ha visto?’, lanciando un appello per avere elementi utili a capire com’è morto loro figlio. Sono convinti che è stato ucciso e domandano chiarezza sui fatti. "Come si fa ad uccidersi con una cinghia di 5 centimetri come quella trovata. Troppo rigida, è per i carichi pesanti. Qualsiasi persona che ha fatto il camionista dice che è impossibile: non aderisce e poi si slega", aggiunge la signora Ivana. Si legge sul volto della donna che non intende recedere di un passo finché non sarà ricostruito tutto, collaborando con gli investigatori. Svela un altro particolare su cui, nei lunghi mesi di dolore e poi rabbia, ha riflettuto. "Mio figlio guidava senza scarpe, lo sapevano tutti. Quando scendeva si metteva gli zoccoli oppure le scarpe che piegava dietro usandole tipo ciabatte. Quel giorno aveva delle scarpe da ginnastica legate, le calze pulite quindi lui ci aveva guidato. Altrimenti sarebbero state nere, so io come diventavano. Tutti sanno che indossava gli zoccoli", ribadisce la madre di Simone Casini.

Salgono al primo piano dalla polizia giudiziaria che però li porta subito dal pm Valentina Magnini in procura. Prima viene ascoltata mamma Daniela, il suo racconto è quello più lungo che ricostruisce i dettagli di una storia dietro la quale potrebbe nascondersi una truffa sentimentale. Perché da otto anni il figlio aveva una relazione, solo sui social, con una sedicente fidanzata di nome Enriquetta che diceva di aver studiato a Siena. Era infermiera e si trovava a Saragozza, in Spagna. Oltre a lei, che Simone Casini non aveva mai incontrato di persona, c’erano presunti amici della giovane che s’interfacciavano con lui sui social. Profili che, come detto dalla madre Daniela, dopo la morte erano stati cancellati nel giro di poche ore. Sicuramente sono stati ribaditi anche i nuovi spunti investigativi emersi a seguito di una segnalazione a ’Chi l’ha visto?’ su possibili altri uomini raggirati da un’infermiera di Saragozza che era stata a Siena.

E’ rimasto meno a lungo il padre Ivano con la pm Magnini, molto aveva già raccontato la moglie. Uscendo poi da palazzo di giustizia alle 19 passate. "E’ stata ripercorsa la storia ma altro non posso dire perché la procura sta operando e c’è il segreto investigativo. Massima fiducia da parte nostra. Abbiamo offerto collaborazione ed è stata accolta con piacere. L’obiettivo è comune, giungere alla verità", si limita a commentare l’avvocato Valentini.