Il centro storico perde un altro negozio. Stavolta a dire addio a Siena è la catena Candyness, specializzata in caramelle e dolcezze, che ha chiuso la sede in Banchi di sotto per lasciare il posto a un temporary store di gadget natalizi. I lavori sono in corso per il nuovo allestimento che, terminate le festività, dovrebbe chiudere. Al suo posto è prevista l’inaugurazione di una bigiotteria, ma più di qualcuno vede in questi repentini avvicendamenti il segno di una crisi ormai conclamata.
A condizionare pesantemente eventuali investimenti sul centro storico di Siena sono i prezzi degli affitti: impossibile trovare un fondo a meno di 6mila euro al mese. Se poi si punta su Piazza del Campo, le cifre vanno alle stelle, diventando inavvicinabili. La ’Y storica’ del commercio senese, quella che parte da via Montanini per poi diramarsi in Banchi di Sotto e via di Città, è stata decimata negli ultimi anni. Vittime eccellenti, botteghe, negozi e catene, con gli ultimi casi di Furla e BenHeart come simbolo di una Siena che sta piano piano perdendo riferimenti commerciali importanti. Erano stati i dati di Confcommercio, nel febbraio scorso, a rilanciare quell’allarme che già da mesi è sotto gli occhi di tutti. Proliferano infatti i cartelli di ‘Affittasi’ o ‘Cessazione attività’. Esattamente un anno fa si contavano 275 negozi nel centro storico, ben 47 in meno rispetto al 2012, 18 dei quali chiusi negli ultimi tre anni. Un’emorragia che fa pari con il forte aumento di bar, ristoranti e strutture di ospitalità, ma che sta mettendo in ginocchio chi vorrebbe investire su Siena.
Benheart è una favola, che si è chiusa nel silenzio lasciando il posto a un’altra attività in via Pianigiani. I cambi "alla pari" sono stati tra la Sartoria Rossi sostituita dal primo store in Italia di Emma Villas aperto in Italia in piazza Matteotti. La cioccolateria Lindt è stata sostituita da Conad Today in via di Città così come Liberty ha lasciato spazio a Legami, la cartoleria adesso nel cuore di Banchi di Sopra, mentre la libreria Palomar non accoglie più i suoi clienti in via Rinaldini, dove ora è tornato ’Re Artù’. Nei fondi ex Feltrinelli, ha aperto un negozio di abbigliamento a guida cinese. La partita se la giocano solo franchising e multinazionali: per i piccoli commercianti gli affitti sono inarrivabili. E’ l’agonia del commercio: servono politiche mirate per invertire il trend.