’Caravaggio, di Chiaro e di Scuro’. In scena l’arte, il genio e la follia

Domani al Cassero di Poggibonsi il testo di Niccolini con D’Elia sul palco. I segreti di 27 opere di Merisi

’Caravaggio, di Chiaro e di Scuro’. In scena l’arte, il genio e la follia

’Caravaggio, di Chiaro e di Scuro’. In scena l’arte, il genio e la follia

Teatro e arte della pittura possono andare a braccetto in un’unica tavolozza dove genio e follia si confrontano allo specchio. Succede nello spettacolo "Caravaggio, di Chiaro e di Scuro". Di Francesco Niccolini, con Luigi D’Elia, regia di Enzo Vetrano e Stefano Randisi. In programma domani alle 21,45 al Cassero della Fortezza a Poggibonsi. Disegno luci di Francesco Dignitoso. Una produzione Compagnia Iinti/Le tre corde/Compagnia Vetrano - Randisi/Teatri di Bari. Niccolini e D’Elia, attratti dal lato oscuro della mente umana, raccontano in questa originale pagina di drammaturgia contemporanea uno dei personaggi più rappresentativi del Seicento; sprofondando nella pittura più sublime e abissale, quella di Caravaggio, che incarna la complessità dei comportamenti umani, che fa convivere violenza e fragilità attraverso il colore e il buio, il chiaro e lo scuro. L’evento fa parte della rassegna Piazze d’Armi e di Città e del Festival Internazionale delle Ombre.

Luigi D’Elia, cosa troverà il pubblico poggibonsese?

"Un monologo fatto con una scenografia scarna, con pochissimi segni che tracciano lo spazio e tutto il resto avviene nel vuoto, in uno spazio vuoto che si crea con questa operazione, come una tela da dipingere e alla fine dello spettacolo tutti gli spettatori dicono di avere visto le opere di Caravaggio: è la potenza della narrazione".

Quante le opere raccontate?

"Sono 27 quelle narrate e le parole sono al servizio di queste opere, scelte da Francesco Niccolini durante la scrittura del testo. Tutte opere significative, segnano alcuni passaggi della sua vita, dall’inizio alla fine, e attraversando le opere è come se attraversassimo anche il corpo dell’artista".

Perché lei e Niccolini avete scelto Caravaggio per parlare di lato oscuro della mente umana?

"Ci sembrava che il più selvaggio, il più istintivo, il più carnale, il più ’lupo’ tra i pittori potesse essere Caravaggio. E poi era da tempo un nostro grande desiderio lavorare su Caravaggio in quanto io sono innamorato di questo artista e Francesco del Seicento. Il lato oscuro è un aspetto che ha interessato molto anche i due registi, Enzo Vetrano e Stefano Randisi, hanno fatto molti lavori sulla follia umana e li ha sempre affascinati che il genio passasse in qualche modo dal lato oscuro".

Chi è Luigi D’Elia?

"Un artigiano delle immagini".

Fabrizio Calabrese