REDAZIONE SIENA

Cardinale, mano tesa. In Duomo pakistani e operai di Beko

Hanno risposto positivamente all’invito di Lojudice "Il 29 dicembre alle 11 l’apertura del Giubileo 2025".

Alcuni pakistani hanno partecipato alla messa solenne in Duomo a cui sono stati invitati dal cardinale

Alcuni pakistani hanno partecipato alla messa solenne in Duomo a cui sono stati invitati dal cardinale

"Saluto i giovani pakistani qui presenti, una rappresentanza del gruppo arrivato nella nostra città. Alcuni provano a lavorare o cercano comunque un futuro migliore, di integrarsi. Nessuno di noi, io per primo, può pretendere di aiutare tutti, di risolvere i problemi di tutti. Saremo illusi, presuntuosi. Ma quello che possiamo abbiamo il dovere di farlo fino in fondo". Così il cardinale Augusto Paolo Lojudice ’abbraccia’ idealmente i quattro pakistani che hanno risposto al suo invito di partecipare alla messa in Duomo, esteso anche agli operai di Beko. Una ventina i lavoratori dell’azienda presenti ieri in Cattedrale. "Tra noi ci sono alcuni operai di una ditta che pretende la chiusura degli stabilimenti e il licenziamento di centinaia di dipendenti. Io ringrazio chi non rimane indifferente ai drammi della società. Non possiamo rassegnarci", invita il cardinale riproponendo un concetto a lui caro: "Rafforziamo la nostra fede nella convinzione che nessuno si salva da solo".

Nell’omelia Lojudice annuncia anche che "il 29 dicembre alle ore 11 con la celebrazione in Duomo apriremo il Giubileo 2025", aggiungendo che il 6 dicembre, alle 21, proporrà alle comunità delle due diocesi di Siena e Montepulciano un incontro di preparazione al solenne evento. "Se ci guardiamo intorno le fotografie raccontano che in Italia ci sono due o più Paesi, con il rischio che si allontanino sempre più fra loro per benessere e aspirazioni. Ma nessuno – ripete – si salva da solo". Invita a mettere "da parte le ideologie e non gli ideali per evitare una vita sociale e politica ridotta a rissa e polarizzazione. Occorre una mediazione al rialzo, non pensare solo al proprio interesse. Come non guardare alla povertà che si sta cronicizzando, ai giovani costretti ad andare lontano. C’è necessità di un piano di ricostruzione".

Il cardinale invita a trovare "risposte autentiche, che provino a dare qualche soluzione ai problemi piccoli e grandi del nostro tempo" contrapponendo, "in mezzo a tanta indifferenza ed egocentrismo, l’attenzione al prossimo. Non sta bene l’individuo quando si chiude, la vita di comunità è la più bella perché legata all’altro. Come la vita delle Contrade, che sono 17 piccole ma significative comunità".

Al saluto alla città e alle istituzioni, aggiunge un pensiero e una preghiera per monsignor Gaetano Rutilo, convalescente dopo un delicato intervento. Durante la messa, poi, rivolge un pensiero a due anni fa, quando il giorno di Sant’Ansano se ne andò il priore della Giraffa Raffaello Ginanneschi, stringendosi poi al priore del Leocorno Alessandro Mariotti che proprio ieri ha perso il padre Marcello.

La.Valde.