REDAZIONE SIENA

Caso Simone Casini: la famiglia chiede la riesumazione per scoprire la verità

La famiglia di Simone Casini, convinta che non si sia suicidato, richiede la riesumazione per chiarire le circostanze della morte.

I genitori di Simone Casini con l’avvocato Enrico Valentini a ’Chi l’ha visto?’

I genitori di Simone Casini con l’avvocato Enrico Valentini a ’Chi l’ha visto?’

SIENA - "Il pensiero è sempre fisso a Simone. Qualsiasi cosa succeda non mi fermerò. Andrò avanti finché ho respiro. Non mi arrendo, voglio sapere la verità. Cosa hanno fatto a mio figlio, sono convinta che l’abbiano ucciso. Non si è impiccato". Si emoziona mamma Daniela, tormentata da un dolore ogni giorno che passa sempre più difficile da sopportare. La sua vita e quella del marito Ivano si è fermata il 27 luglio 2022, quando il corpo senza vita di Simone Casini fu ritrovato con una corda al collo dentro l’autocarro Iveco posteggiato nella piazzola di sosta in via di Fontemurata, che collega la rotatoria del Renaccio a quella di Isola d’Arbia, vicino a Siena.

I familiari del camionista, 43 anni, di Vivo d’Orcia, continuano la battaglia per la verità in attesa dell’esito dell’inchiesta coordinata dal pm Valentina Magnini. "E’ stata depositata già da una decina di giorni una consulenza medico legale di parte redatta dal professor Massimo Lancia, direttore della sezione di Scienze forensi dell’Università di Perugia, un supporto scientifico che riteniamo utile per analizzare la richiesta di riesumazione della salma", spiega l’avvocato Enrico Valentini che assiste i genitori di Casini. E che a fine ottobre aveva chiesto alla procura, per conto di questi ultimi, accertamenti sul cadavere. Nessun segnale da parte degli inquirenti al riguardo.

"Un silenzio ed una mancanza di risposte – osserva ancora il legale, accanto a lui mamma Daniela e babbo Ivano – che li fanno stare male. Non vogliamo certo conoscere lo stato delle indagini in questa fase ma avere un incontro con il pubblico ministero, anche io soltanto, per collaborare. I miei assistiti sono persone perbene. Si sentono abbandonati dalla giustizia".

Depositata intanto, proprio in questi giorni, la perizia su cellulari, tablet e personal computer sequestrati alla persona indagata per istigazione al suicidio. Basilare per iniziare a decifrare i rapporti fra Simone e le altre persone che il camionista frequentava su cui si è concentrata l’attenzione dell’inchiesta e dei genitori stessi. Con particolare riferimento al "materiale, che risulta particolarmente voluminoso, contenuto in due hard disk, stiamo iniziando ad analizzarlo", conferma l’avvocato Valentini.

Come si ricorderà, si era pensato ad una presunta truffa sentimentale per via del fidanzamento, solo virtuale, con una giovane che diceva di chiamarsi Enriquetta e di fare l’infermiera a Saragozza. Con lei non si sarebbe mai incontrato fisicamente, un legame virtuale. Un accertamento tecnico che potrebbe risultare dirimente per questa vicenda di cui si è interessato più volte anche ’Chi l’ha visto?’.

Nella richiesta di riesumazione della salma del camionista si elencavano alcune perplessità della famiglia sulla posizione del cadavere e sulle ipostasi. Si puntava il dito sulla mancanza di esami tossicologici per capire se all’uomo erano state somministrate eventuali sostanze. Indossava inoltre i guanti e non sarebbero state esaminate le unghie per capire se sotto c’erano rimaste eventuali tracce del dna di persone con le quali poteva aver magari avuto una discussione. Quindi due segni sul collo anziché uno soltanto, solo per citare alcuni passaggi su cui la famiglia ha richiamato l’attenzione per giustificare la richiesta di riesumazione del cadavere.