Boom di presenze al Cassero della Fortezza di Poggio Imperiale. Il fine settimana lungo di Pasqua, a parte gli accenni di maltempo del Lunedì dell’Angelo, ha offerto a tante persone l’opportunità di compiere un itinerario al complesso fortificato. Turisti di varia provenienza hanno scelto dunque Poggibonsi come meta. Ad accoglierli, con la disponibilità e la cortesia di sempre, l’immancabile Alessandro Bagni. Noto ai poggibonsesi con l’appellativo di ‘Sile’, operaio metalmeccanico in pensione dopo una vita trascorsa a realizzare letti in ottone per una ditta locale, Alessandro Bagni è un volontario della Pro Loco di Poggibonsi. In pratica, per merito del suo impegno quotidiano nell’area del Cassero, è considerato un po’ la "sentinella" di Poggio Imperiale. Al mattino apre le porte, controlla che gli spazi siano in ordine ("se necessario, in caso di piccole manutenzioni da effettuare al prato e alle siepi, avverto chi di competenza per i lavori") e comincia la sua giornata di piena attività, ricevendo scolaresche e visitatori da diversi luoghi, dall’Italia e da oltre i confini. Tutto in maniera disinteressata. "Qui, dal 2011, distribuisco dai 1200 ai 1300 depliant all’anno - racconta - semplicemente con l’intento di far conoscere Poggibonsi, la sua storia, i suoi tesori". Una passione incrollabile che si unisce alla sua costanza nel collezionare vecchie foto di Poggibonsi. E a un’innata spontaneità nell’avvicinarsi a chi arriva da fuori per scoprire le bellezze del circondario o anche per chi pratica sport. Adesso il Cassero ospita la mostra di Raffaele Di Vaia dal titolo ‘La casa del custode’. Un progetto culturale, ideato da Antonella Iannella e targato Mixed Media, che si propone di valorizzare in senso artistico alcuni degli spazi interni al Cassero. Anche Alessandro Bagni ha avuto il suo ruolo, nell’operazione..."Sì, gli organizzatori mi hanno chiesto di utilizzare le stanze - spiega - e ho acconsentito senza esitare. La mia attività giornaliera ha sede all’aperto, quindi nessun problema. A Poggibonsi, scherzando, mi chiedono: ‘Ma tu che sei il custode, ora devi restare senza casa per fare posto all’installazione?’. E io rispondo che la mia abitazione ce l’ho, con la famiglia e i nipoti. Al Cassero svolgo un servizio che va interamente a beneficio della nostra comunità".
Paolo Bartalini