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Posso mettere nel mio curriculum che ho avuto fra i miei docenti Giuliano Catoni? Alla risposta negativa "non si fanno elenchi dei professori altrimenti sarebbero troppe pagine…" potrei rispondere che Catoni non è stato un maestro come altri, per capacità e per l’assoluto coinvolgimento che infondeva nei suoi allievi. Eccolo fra i banchi del Consiglio Comunale nel 1993, in un ritratto fotografico di Augusto Mattioli, nel segno che non è stato "solo" un insegnante di storia e archivistica, ma anche un cittadino impegnato nel gestire la polis nel migliore dei modi.
Si è laureato nel 1960 in un gruppo vitale e pronto all’ironia fra cui Emilio Giannelli e Andrea Muzzi, poi gli anni fino al 1970 archivista di Stato, nel segno del recupero di certe parti oscure della nostra storia. Poi, dal 1974 l’incarico alla nuova Facoltà di Lettere e Filosofia di Fieravecchia, associato dal 1982 e ordinario dal 1989. In parallelo le pubblicazioni, manoscritti tradotti in libri che hanno aperto nuovi sentieri di vita senese, fra cui gli Archivi del governo francese nel Dipartimento dell’Ombrone oppure gli Statuti senesi dell’arte dei giudici e notai del secolo XIV. E poi un titolo che gli avremmo rubato volentieri, magari per un thriller, e che per lui è invece un importante saggio sulla ferrovia, ovvero "Un treno per Siena" del 1981.
Catoni è un maestro nel rendere chiaro ciò che appartiene ad un linguaggio complicato e spesso nascosto. Ecco il vero mestiere dell’archivista. Oppure il libro sul Palio, quella "Faziosa armonia" con l’altrettanto grande Alessandro Falassi, saggio di lusso che riporta anche lo studio più vecchio della coppia Cecchini-Neri. E poi il Catoni grande oratore: l’uomo che incanta e racconta, ma allo stesso tempo insegna. Il modo migliore per far capire la storia, i suoi passaggi, i personaggi che hanno sempre un risvolto umano, vero.
Un appassionato che appassiona. Ecco cosa intendevo all’inizio per vanto di poterlo inserire in un curriculum, perché quello che ci ha insegnato andava ben oltre le nozioni di archivistica, è il significato più profondo di una difesa della cultura nel senso più profondo ma anche più esatto che possa esistere, è il racconto della vita che emerge in ogni pagina che torna alla luce. E’ il passato che si accompagna al presente. Con tutte le contraddizioni insite nell’uomo.
Massimo Biliorsi