
Silvio Gigli aveva allora 35 anni ed era già un apprezzato e noto giornalista, soprattutto radiofonico. La sua notorietà era cresciuta negli ultimi due anni da quando, quasi alla fine della seconda guerra mondiale, aveva iniziato a trasmettere dalla sede radio della Rai di Firenze cercando di riportare la serenità e il sorriso nelle popolazioni fortemente provate. Silvio, che non ha mai smentito la sua schietta Senesità e la sua orgogliosa appartenenza alla Contrada della Tartuca, aveva convinto i vertici della Rai a trasmettere, suo tramite, la cronaca del Palio, cosa che continuò a fare fino alla fine della sua carriera e, purtroppo, della sua vita.
Dunque! A quel Palio ’straordinario’ fortemente voluto da tutti i contradaioli ed effettuato controvoglia dal sindaco Ciampolini a soli quattro giorni da quello ordinario del 16 Agosto 1945, il nostro Silvio Gigli stava facendo la radiocronaca, affacciato a una finestra proprio sopra la Mossa. La radiocronaca sarebbe stata, come del resto tutte le altre che seguirono, registrata su nastro e inviata a Firenze da dove sarebbe stata messa in onda, dopo un veloce montaggio, alle 22 circa.
Il Palio era stato preceduto da notevoli pressioni da parte di contradaioli del Bruco che avrebbero addirittura minacciato di morte il mossiere Lorenzo Pini se non avevve fatto partire prima la loro contrada. La Tartuca aveva un ottimo cavallo, Elis, montata da Amaranto Urbani detto Boccaccia, ma per tutti solo Amaranto, che per ben due mosse (da tutti ritenute valide) partì in testa prima di essere fermato dallo scoppio del mortaretto che annullava la partenza.
A quel punto Silvio abbandonò la postazione e scese dalla Costarella facendosi largo tra la folla. Le stesse forze dell’ordine, presenti in gran numero si fecero da parte per far passare il noto giornalista che senza fare una piega, salì sul verrocchio e sferrò a Lorenzo Pini un cazzotto in pieno volto. La cosa colse tutti di sorpresa ma, ancora di più, sorprese la reazione del mossiere che restituì immediatamente il cazzotto al mittente.
Tra l’incredulità di tutti i due si azzuffarono il mezzo alla pista fin quando non vennero divisi. L’epilogo fu che Silvio portò via per protesta il cavallo della Tartuca tra le disperate rimostranze del povero Amaranto che vedeva svanire il suo sogno di vincere un Palio, che la Comparsa della Tartuca abbandonò il palco della Comparse seguita da quelle delle alleate Oca e Onda e il Palio corso con il Bruco finalmente partito in testa, fu vinto dal Drago con il trionfo di Rubacuori e tutti i risvolti che sono passati alla storia.
Maurizio Bianchini