Con la presentazione di una nuova pietra d’inciampo in piazza San Giovanni, un’artista torna sul luogo "del delitto", ovvero nel museo che ospita il suo drappellone dipinto per lo Straordinario del 2000. La Contrada della Selva ha organizzato l’evento: "E’ il ritorno di Loris Cecchini nella nostra Contrada – ha messo in evidenza il priore Benedetta Mocenni – con questa nuova opera che fa parte di un lungo percorso costellato da tanti artisti e tante testimonianze d’arte". Le parole dell’assessore Vanna Giunti sottolineano il peso dell’evento, che questa volta è in duplice valore, visto che lo stesso Cecchini ha realizzato un’altra pietra in Piazza Garibaldi a Sinalunga: "Il proseguo di un progetto Unesco che parte del principio del collegamento fra Nazioni e legato dal filo rosso della pace. E’ il modo per mettere in contatto i cittadini con gli artisti – ha proseguito l’assessore – per una continua scoperta, per un percorso dentro la città". Un progetto nato nel 2004 da Francesco Carone, Bernardo Giorgi e Christian Posani, con gli ultimi due che hanno ripercorso nella serata le varie tappe dell’inciampo. L’autore ha poi raccontato le varie tappe della realizzazione: "La pietra forte 40X40 freddata a macchina su di un diagramma scientifico, ricreando le onde emotive, offrendo il senso della vibrazione, proprio come fanno i cerchi dell’acqua. Le due opere parallele si offrono con lo stesso disegno visto sia in positivo che in negativo". L’autore si è poi lasciato andare a interessanti considerazioni, soprattutto per quanto riguarda la stratificazione delle opere in un assetto urbano, sulla difficile quanto necessaria convivenza in una città come Siena dell’antico con il contemporaneo. Ed è un argomento che prima o poi andrà affrontato con pratiche ma non più rimandabili soluzioni. Intanto andate a vedere le due opere di Cecchini: sono undici al momento gli artisti che hanno lasciato un segno tangibile sotto i nostri piedi. E meritano ogni attenzione. E soprattutto ricordatevi che l’inciampo è memoria, oggi più che mai da considerare visti i tempi che stiamo vivendo.
Massimo Biliorsi