Cedono eroina a pizzaiolo. Dose fatale per 50 euro

In aula ieri il racconto di un amico e del collega di lavoro del 28enne

Cedono eroina a pizzaiolo. Dose fatale per 50 euro

Morto per l’uso di eroina (foto archivio)

Quel giorno aveva assunto eroina. Il suo cuore non ce l’aveva fatta, un malore e poi il decesso. Era il maggio 2021, lo avevano trovato senza vita in una frazione di Castelnuovo Berardenga. Aveva solo 28 anni.

La procura aveva indagato due presunti pusher, ora sotto processo. Uno straniero poco più che ventenne, difeso dall’avvocato Emiliano Bianchi, ed un italiano che vive in un comune alle porte di Siena assistito da Silvia Taddei. Il reato più grave che viene contestato ai due è appunto quello di aver ceduto al pizzaiolo eroina, una dose che sarebbe stata pagata 50 euro. Risultata fatale. Proprio a seguito dell’assunzione dello stupefacente il malore, quindi la morte.

Un amico del pizzaiolo ha raccontato, in modo dettagliato, cosa era accaduto la sera prima della morte nella casa del giovane. Dove, a suo dire, si ritrovavano per guardare la televisione e giocare con la play station. "L’ho visto venire via dalla cucina con una carta stagnola", spiega al giudice Alessandro Maria Solivetti Flacchi. "Aveva imposto la regola che in sua presenza non si potevano ’fumare’ da quando gli avevano tolto la patente", aggiunge. Era stato proprio lui, il giorno seguente, a ritrovarlo senza vita. "A volte gli portavamo fuori il cane, quando siamo saliti a prendere l’animale lui russava. Dopo una ventina di minuti l’abbiamo riportato in casa. Siamo andati a vedere se si svegliava. Poi è stata chiamata l’ambulanza", chiarisce sollecitato più volte dalle domande del giudice e del pubblico ministero.

"Lui faceva il pizzaiolo e io il cameriere – racconta il collega subito dopo – , ho lavorato 4-5 anni insieme a lui. ’Stasera mi diverto, non so se domani mi sveglio’, faceva spesso questi discorsi. Ma se io dopodomani fossi morto? Volevo sapere se mi vuoi bene... perché secondo me domani non ci si vedrà più’. Proprio il fatto che nel corso degli anni ripetesse spesso queste frasi per richiamare l’attenzione mi indusse a non farci caso l’ultima volta. Gli avevo detto di andare a lavoro quel giorno perché avevo una festa ma la titolare mi chiamò: non era andato. Poi mi giunse una telefonata ’ha fatto una cavolata’, c’è l’ambulanza a casa". Servirà ascoltare altri testimoni prima della discussione e della sentenza, probabilmente entro l’anno.

La.Valde.