
PIENZA
di Massimo Cherubini
Istanza presentata al responsabile dell’area tecnica del comune di Pienza finalizzata ad ordinare la demolizione "in autotutela, e di repressione di abusi edilizi conseguenti, alla realizzazione dell’impianto a biogas alimentato da biomasse da parte dell’azienda agricola Crocini". A presentare l’istanza è stato il legale della proprietaria del "compendio immobiliare ubicato nelle vicinanze della centrale". Legittimata, secondo il legale, da quanto contenuto nella sentenza del Consiglio di Stato dello scorso febbraio. Sentenza che, nella sostanza, ha messo fine ad un lunga controversia su questo impianto che sorge lungo la provinciale che da Pienza conduce verso Trequanda. Problemi di rispetto delle distanze. Parte dell’impianto avrebbe oltrepassato i limiti previsti dalla legge. Azioni, contrapposizioni, una vicenda che va avanti da anni. Con la centrale a biomasse che ha prodotto energia solo per pochi mesi.
L’istanza presentata dal legale della proprietaria di un casale ubicato nella vicinanze della centrale ripercorre le molte tappe di questa controversia. Alla quale ha messo la parola fine il Consiglio di Stato rigettando il ricorso presentato dai titolari dell’azienda contro quanto disposto del Tar.
Nella sentenza il Consiglio di Stato ha invitato l’ufficio tecnico del Comune ad eseguire un’ultima verifica sulle distanze dal manufatto alla provinciale. L’avvocato della proprietaria, che il Consiglio di Stato non ha ammesso come controparte ma l’ha ritenuta ,a pieno titolo, contro interessata, ha formulato istanza "affinché, nel termine di trenta giorni dalla presente istanza codesto Comune proceda all’annullamento, in autotutela doverosa, del titolo abilitativo illegittimamente ottenuto a mezzo P.A.S. dalla Azienda Agricola Crocini, ed in ogni caso provveda: ad emanare ordinanza di ripristino dello stato dei luoghi , che ingiunga al titolare della Azienda, la demolizione dei manufatti". Per questo il competente ufficio tecnico del Comune avrebbe già provveduto a richiedere alla Provincia l’ulteriore verifica delle distanze di parte della centrale dalla strada. Una volte ultimato anche questo ulteriore accertamento il capo dell’ufficio tecnico sarà chiamato ad assumere le conseguenti decisioni. Se, il mancato rispetto delle distanze, verrà ulteriormente confermato buona parte dell’impianto a biogas dovrà essere demolito. Con investimenti privati, sostenuti da contributi pubblici, che si perderanno nel nulla. Perché il progetto non potrà "vivere".