Siena, 15 luglio 2020 - Dopo l'operazione di alcuni giorni fa, con numerosi minori denunciati per una chat degli orrori, si torna a parlare del deep web. Infatti a Siena non si sono mai fermate le indagini per l'operazione "Delirio", iniziata nell'ottobre 2019, condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Siena coordinati dal capo della procura minorile Antonio Sangermano. Oggi nuove perquisizioni hanno portato al sequestro di pc, chiavette Usb, memorie esterne e smartphone.
Diffusione e detenzione di materiale pedo-pornografico e istigazione a delinquere le ipotesi di reato che ruotavano attorno alla disgustosa chat denominata “The Shoah Party”, nella quale erano coinvolti numerosi minorenni di tutta Italia.
Dopo la preziosa denuncia di una madre, erano scattati perquisizioni e interrogatori. Adesso si passa da whatsapp al deep web, quella parte di internet dove solo gli utenti più esperti riescono ad accedere. E dove si trova di tutto, soprattutto illegale e spesso ben oltre i confini della sanità mentale.
Violenze sessuali e torture su minori, attuate in diretta da adulti. Basterebbe questo a spiegare cosa sia una chat dell'orrore. In questo campo oscuro e di difficile accesso, i militari sono riusciti conunque a identificare due giovani entrambi 17enni, un ragazzo e una ragazza piemontesi.
Dalle loro chat è emersa una descrizione dettagliata ed inquietante delle loro esperienze nel deep web, in particolare del ragazzo che ne riferisce alla sua amica, con descrizione delle cosiddette “red room”, stanze dell’ orrore, nascoste nel deep web, cui gli utenti più attrezzati tecnologicamente riescono ad accedere a pagamento, per assistere a violenze sessuali e torture praticate “in diretta” da soggetti adulti su minori, con possibilità di interagire per gli “spettatori”, che possono richiedere determinate azioni ai diretti protagonisti delle efferate azioni. Questa è la più recondita ed occulta frontiera del “deep web”, emersa con dovizia di particolari dalle indagini (un minore abusato sessualmente e torturato “in diretta”).
Dalle indagini è spuntato anche un minorenne giudicato "dotato di eccezionali e precoci competenze tecnico-informatiche" che avrebbe personalmente partecipato on-line, “live”, assieme ad altri utenti, pagando in bitcoin, a delle vere e proprie torture ed abusi sessuali su minori, compiute in diretta da soggetti adulti.
Di fatto questa specifica risultanza indiziaria lascia inferire che il deep web sia caratterizzato da diversi livelli di accessibilità di cui l’ultimo, il più impervio da conoscere, sia caratterizzato da pedo-pornografia e tortura, non solo alimentata da video realizzati chissà dove, ma anche da condotte “live” con compartecipazione concorsuale di alcuni utenti paganti. Le investigazioni hanno consentito di acclarare le modalità di accesso al deep web, dove vengono acquisite e poi fatte circolare le immagini “gore”, con esecuzioni, omicidi, smembramenti, atti sessuali compiuti in danno di animali, estrapolazioni di organi, castrazioni, immagini raccapriccianti e pedo-pornografia ai danni di bambini piccolissimi.
Le immagini sequestrate riguardano dunque tre tipologie: video pedopornografici auto realizzati da minori, che si riprendono nudi od intenti al compimento di atti sessuali; video realizzati da adulti, relativi ad atti sessuali e violenze compiuti da soggetti minorenni (anche ragazze) ai danni di minori, anche in tenerissima età (2-4 anni); video “gore”, per lo più associati a simboli nazisti.
E il 27 luglio si presenterà davanti al pm di Firenze il 17enne piemontese accusato nell'ambito dell'indagine. Il ragazzo aveva dato vita alla chat, rimanendo amministratore, nella quale girava anche materiale pedopornografico e a sfondo razzista. "Ci presenteremo all'interrogatorio per cercare di chiarire la posizione del ragazzo davanti al procuratore Sangermano a fronte di queste pesanti accuse - spiega il legale Stefano Tizzani - Comunque, avevamo già deciso di andare prima ancora di questo nuovo filone di indagine".