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Mario Pepi ex-fattore della tenuta di Abbadia
A Mario Pepi brillano gli occhi e l’espressione si apre in un sorriso luminoso quando parla della ‘Fattoria dell’Abbadia’ e della razza chianina. I suoi 81 anni (che solo l’anagrafe può denunciare, visto il dinamismo e l’aspetto giovanile), insieme agli oltre 60 di lavoro, non hanno intaccato l’entusiasmo e la passione che lo animano. Sono tuttora affidati alle sue cure ben 350 capi di allevamento della pregiatissima razza e, sebbene faccia professione di modestia, si capisce che quella occupazione potrebbe durare per lui ancora a lungo, se non altro per l’incondizionata fiducia che gli accordano i proprietari; e questo fa di lui un’autentica autorità in materia.
"Sono nato nell’azienda Ciuffi, tra Abbadia di Montepulciano e Valiano, in una famiglia di mezzadri – racconta Mario –, ho frequentato l’istituto agrario a Siena ma a 14 anni già si lavorava, con i contributi regolarmente versati. Poi nel ’64 finisce la mezzadria, è il momento della naja, al rientro il mio babbo chiede al fattore di riprendermi al lavoro ma, per una fortunata coincidenza, mi vuole alle sue dirette dipendenze, come autista, il Commendator Varo Ciuffi, proprietario della fattoria, grande appassionato di chianina. E cominciano i viaggi, alternati al lavoro nella stalla". Tra le tante, Mario ricorda due trasferte a Parigi, con una potente BMW, per andare a visionare altrettanti tori in esposizione, allevati nei poderi della Fila. "La chianina ha dato prosperità, anche ricchezza, a chi ha potuto allevarla e fa tuttora onore al territorio che rappresenta" riflette Pepi. "Il commendatore era un visionario, aveva fatto della fattoria un punto di riferimento a livello nazionale, se l’allevamento è ancora in vita si deve alla sua impronta - prosegue l’ex-fattore -, c’erano scambi intensissimi con altre aziende, più volte Ministri dell’Agricoltura sono venuti in visita". "Si dice che la chianina provenga dagli Etruschi, il famoso gigante bianco, certamente già nel 1864 il Barone Bettino Ricasoli, due volte primo ministro, in quel momento proprietario della tenuta insieme a Pietro Bastogi, avviò uno studio, se non proprio una sperimentazione, sull’allevamento bovino". Lo hanno rivelato le indagini svolte dai ‘Ricercatori Liberi Chianini’ nel prezioso archivio della fattoria, da cui risulta anche il ruolo del veterinario Francesco Marchi, padre del prof. Ezio Marchi, poi considerato, dagli anni ’20, il ‘padre della Chianina’. "È una razza pregiatissima, che dà una carne eccezionale, saporita, salutare - sottolinea Pepi -, ma anche più delicata, che richiede molte più cure, dando in compenso risultati superiori alle altre specie. Questo si traduce in un costo maggiore e spiega alcuni periodi di contrazione dei consumi, come quello che stiamo vivendo ora, con il mercato disposto anche a rinunciare a qualcosa sul piano della qualità per ridurre la spesa".
Diego Mancuso