LAURA VALDESI
Cronaca

Chiave inglese contro la moglie: "È lei che mi picchia". Viene assolto

Il pm chiede la formula "perché il fatto non sussiste". Alla fine l’abbraccio in aula fra l’uomo e la donna

La vicenda della coppia senese era stata seguita, nel maggio 2021, dalla polizia

Siena, 12 aprile 2023 – “Non sono un codice penale". dice l’imputato dopo aver fatto il diavolo a quattro fuori dall’aula, indispettendo i giudici, prima dell’inizio dell’udienza. "Devo andare al patibolo?", domanda poi al presidente del collegio Roberto Carrelli Palombi quando iniziano le sue dichiarazioni spontanee. "Non sono la persona dipinta nel fascicolo", aggiunge. Dove c’è scritto che ha maltrattato la moglie per lunghi anni. E che un giorno le ha scagliato contro persino una chiave inglese schivata per miracolo dalla ormai ex visto che c’è stata la separazione. Due vite difficili, quelle di questa coppia che vive a Siena. Lei ha alle spalle l’omicidio del padre manesco per cui ha già pagato il conto con la giustizia. Lui alle prese con un problema importante con l’alcol per cui è finito nei guai. In mezzo a questo oceano in tempesta anche il processo per maltrattamenti alla moglie che si è concluso però con un’assoluzione, chiesta anche dal pm Nicola Marini, "perché il fatto non sussiste". L’uomo non stava nella pelle dalla felicità. Tanto che è andato subito ad abbracciare la moglie dicendole ’ora basta con queste denunce’. Lei è rimasta un po’ rigida ma alla fine pace è stata fatta in aula. E chissà che per queste persone così provate dalla vita il futuro non sia migliore.

“Ognuno vive per conto suo da un anno e mezzo, dopo la separazione", era iniziato il racconto della donna al collegio. "Lui ha il maledetto vizio di bere", conferma ricordando com’erano nati gli ultimi screzi. "Si discuteva ma poi finiva lì", ancora le sue parole. Poi quel giorno di maggio del 2021 "me lo vedo da dietro, mi dà una pacca sulla spalla, gli do uno schiaffo. Da lì è nato un puriferio". Descrive il lancio della chiave inglese: "Mi sono spostata e ha battuto nella porta, lasciando un bel segno. Allora ho detto basta", il racconto della ex moglie. Che il pm Marini invita a descrivere la sua dolorosa storia. Con quel "padre padrone che beveva tanto e ci picchiava. Eravamo dieci in casa, stavamo in campagna. Avevo 18 anni, quando picchiava i miei li faceva neri. L’ho ucciso", dice emozionandosi. Condannata in via definitiva a 4 anni e 8 mesi. Di recente ha anche perso un fratello in modo drammatico. Ammette però che con i figli il marito non è mai stato violento. "Quando è sobrio è un agnellino, ma quando beve..". Tocca alla figlia poi ricostruire quell’episodio al centro del processo. Prima che l’imputato, seduto accanto all’avvocato Giuseppe Bianchi, racconti la sua versione. "Il rapporto in famiglia ora è tranquillo. Ma da bere – accusa – me lo portavano loro perché io i soldi non li avevo. Una macchinazione – accusa –, facevano scoppiare la bomba. Mia moglie mi ha dato un colpo, spaccandomi il labbro. ’Non so come farti fuori’, mi diceva. Così gli ho comprato una mannaia e gliel’ho messa sotto il cuscino. Ma non mi fare male, le ho chiesto". E poi voltandosi verso la donna rimasta in aula: "E’ lei che mi picchia. La chiave l’ho tirata nella porta, lei mai toccata". Poi conclude: "Ora non ho niente con lei, vedo i miei figli. Mi sento male perché sono solo e non ho più loro", dice commuovendosi. Poi chiede al giudice: "Si può chiudere questa cosa con il non luogo a procedere?". E il presidente Carrelli Palombi: "Vuole fare l’avvocato?". "L’imputato non è un boccone da ghiotti ma bisogna valutare anche la capacità reattiva della moglie. I due sono come scintille: non possono stare insieme sennò c’è il fuoco", conclude il pm chiedendo (e ottenendo) l’assoluzione.