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Chirurgia mammaria. Ricostruzione post tumore

Alle Scotte la nuova frontiera oncologica, grazie alla sinergia con Dermatologia e Banca della cute, con uso del tessuto adiposo sul seno dopo mastectomia.

I professori Donato Casella e Pietro Rubegni con la dottoressa Elisa Pianigiani

I professori Donato Casella e Pietro Rubegni con la dottoressa Elisa Pianigiani

Una soluzione promettente per migliorare i risultati estetici e la sicurezza degli impianti. È il progetto relativo alla chirurgia ricostruttiva mammaria, che prevede l’uso del tessuto adiposo, prelevato tramite lipoaspirazione, per ricostruire il seno irradiato dopo la mastectomia. Il progetto è portato avanti all’interno dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese dalla Chirurgia oncologica della mammella, diretta dal professor Donato Casella, e dal Centro conservazione cute, diretto dalla dottoressa Elisa Pianigiani, e inserito nella Dermatologia, diretta dal professor Pietro Rubegni, con il finanziamento dell’Organizzazione Toscana trapianti.

"Negli ultimi anni – spiega il professor Casella - la chirurgia ricostruttiva mammaria in ambito oncologico è stata inclusa nei Livelli essenziali di assistenza (LEA), risorsa cruciale per migliorare la qualità della vita delle pazienti con tumore al seno. La sinergia con il Centro conservazione cute e la Dermatologia ha permesso di essere all’avanguardia nella ricostruzione. L’uso del tessuto adiposo per la ricostruzione post mastectomia rappresenta il punto più alto di un percorso iniziato nel 2019, con l’utilizzo di matrici dermiche acellulari liofilizzate".

Il progetto dell’uso del tessuto adiposo per la ricostruzione post mastectomia è stato autorizzato nel 2024. "Il tessuto – aggiunge la dottoressa Pianigiani - viene processato e conservato a -80°C per essere reinnestato alla fine del trattamento terapeutico. Il progetto è complementare agli altri due, avviati nel 2019".

Il primo progetto, finanziato dall’OTT nel 2019, ha introdotto l’utilizzo di matrici dermiche acellulari liofilizzate nella chirurgia ricostruttiva mammaria. Queste matrici forniscono un rivestimento biologico che riduce complicanze comuni, come la contrattura capsulare, e migliora la stabilità della protesi. Autorizzato dal Centro nazionale trapianti, nel 2020, il progetto ha già permesso la realizzazione di 114 interventi. Il secondo progetto riguarda la criopreservazione del tessuto areola-capezzolo: con questa tecnica, se il complesso non è compromesso dal tumore, viene criopreservato e conservato a -80°C, pronto per essere reinnestato quando necessario. Finanziato dalla Regione e approvato nel 2020, ha già visto l’applicazione in due interventi all’Aou Senese.