Sarà un altro Natale con il suggestivo Coro della Chiesa-convento di Sant’Agostino da cinque anni è ancora chiuso, silenzioso e senza luce. Peccato, perchè i turisti sono affascinati dalle pareti affrescate da Benozzo Gozzoli nel 1464 dove si racconta la vita del primo dottore della Chiesa il Beato Agostino. Da cinque anni il coro è rimasto chiuso e al buio quando, quasi per caso, fu lanciato l’allarme delle preoccupanti lesioni alle pareti pitturate da Benozzo dove si racconta appunto il viaggio della parola di Sant’Agostino. Da quel primo grido di dolore del 2019 gli affreschi sono stati sistemati da un primissimo intervento d’urgenza del "medico-restauratore" Daniele Rossi in una provvisoria messa sicurezza, prima che sia troppo tardi. Poi è calato il silenzio.
"Da quel giorno il coro è chiuso e spento e vuoto" dicono sconsolati i custodi frati del monumentale spicchio di San Gimignano. Patrimonio della umanità. Di un atteso restauro degli affreschi, promesso e per ora ’non mantenuto’ dalla Soprintendenza che rappresenta la proprietà demaniale della secolare chiesa-convento in piazza Santo Agostino. In attesa appunto della oramai quinquennale promessa di restaurare oltre agli affreschi di Benozzo, le vele dei quattro Evangelisti, il consolidamento della struttura a mattoni nelle volte e con le lesioni agli affreschi ancora incerottati che potrebbero staccarsi da un momento all’altro, visto il lungo tempo di attesa del progetto presentato e finanziato. PEr non parlare del chiostro superiore con alcune travi di quercia pericolose di crollo e ripetutamente puntellate. Un convento in declino dal tetto agli affreschi dal peso degli anni e molto altro dove vivono (per ora) due frati - il priore peruviano padre Delfio e l’indiano padre Vanz – della comunità internazionale agostiniana rimasta aggrappata a questo secolare pezzo di storia.
Romano Francardelli