
di Paolo Bartalini
Viaggio nel mercato settimanale di Poggibonsi in versione ridotta. Nessuno spazio espositivo nel Parco urbano. Le bancarelle degli alimentari e dell’ortofrutta sono dislocate esclusivamente nelle piazze XVIII luglio e Nilde Iotti, oltre che nelle vie Montemaggio e della libertà, per gli ambulanti che in tempo di zona rossa coltivano la speranza di non assistere a un crollo nelle vendite giornaliere. Distanziamento, igienizzazione, impiego di mascherine: tutto in regola. "Però siamo al 70-80 per cento della normale operatività – afferma il commerciante poggibonsese Andrea Frati – e d’altra parte il movimento delle persone è limitato in questo periodo. Si spera intanto in un ritorno all’arancione. Il mio lavoro cerco comunque di portarlo avanti in cinque mercati".
Vincenzo Di Bella, dal canto suo, copre un’ampia fetta di Valdelsa – tra Poggibonsi ed Empoli – con le specialità siciliane: "E’ fondamentale adesso uscire dalla paura del virus che ci attanaglia – spiega – con l’auspicio di entrare in un periodo natalizio privo, se possibile, di restrizioni". Alessandro Gregori vende frutta secca e olive. Arriva da Viterbo: "Sì, oltre 400 chilometri fra andata e ritorno. Per serietà e per rispetto dei clienti non manco all’appuntamento, anche se il quadro è davvero complicato e dal governo non riceviamo aiuti. Il problema è rappresentato soprattutto dalle fiere di paese, di fatto tolte dal calendario. Abbadia San Salvatore, grazie al Comune che ha permesso l’organizzazione in sicurezza, è stata una felice eccezione tra agosto e settembre". Sauro Fatichenti, dell’omonima rosticceria, si augura che il settore dell’abbigliamento abbia di nuovo al più presto il suo posto per assumere di nuovo un ruolo da traino… "Già, perché gli abiti al mercato hanno sempre un certo richiamo – osserva – mentre adesso lo scenario è sotto gli occhi di tutti. Al mio banco in orario di punta non ci sono più di tre quattro-persone da servire. Tengo a precisare che sono in regola con gli esborsi di tasse e contributi previdenziali".
Gabriele Razzi crede nella qualità dei suoi prodotti caseari: "Cerchiamo di offrire il meglio, grazie a merci di un certo pregio, difficili da trovare, a mio parere, nella superficie della grande distribuzione. E comunque, un sorriso a chi si avvicina da noi lo riserviamo sempre". Dalla Latteria di Carlotta, si prova a considerare "mezzo pieno" il proverbiale bicchiere: "Per il momento noi lavoriamo, siamo all’aria aperta e da tali profili ci riteniamo abbastanza privilegiati".