Davanti alla fabbrica è appeso lo striscione ’Beko????’, lì accanto gli operai ancora marchiati Whirlpool ("nemmeno le magliette ci hanno dato...") sono i testimoni di una vertenza che sarà ancora lunga e dolorosa. Oggi è arrivata al presidio l’ex presidente della Camera Laura Boldrini. "Non siete soli", dice ai lavoratori, che hanno un doppio spettro davanti ai propri occhi: come se non bastasse il rischio di perdere il posto di lavoro, il timore di essere alla fine il solo sito italiano sacrificato. "Non vorremmo che alla fine siano salvati Comunanza e Cassinetta e resti solo lo stabilimento di Siena a pagare con la chiusura", dà voce ai timori Daniela Miniero, segretaria della Fiom Cgil.
La preoccupazione è che il tipo di produzione di viale Toselli - in particolare i congelatori orizzontali - sia considerato sacrificabile da Beko. "Non sono nemmeno venuti a vedere cosa facciamo...", dicono dall’assemblea, a rimarcare quel "Beko????", simbolo di una multinazione che - sospettano qui - ha ritenuto da subito Siena un fastidio da rimuovere. "Beko non ha nemmeno voluto provarci...", commenta amaro Massimo Martini della Uilm.
"Dobbiamo capire – ha detto Boldrini – se nel Dpcm (quello del golden power ndr) non c’è una clausola della salvaguardia della tutela occupazionale. Se fosse così, dopo quello che è stato garantito, sarebbe molto grave. Ne chiederemo conto al ministro Urso". Le scadenze sono ravvicinate. Questa sera la protesta dei lavoratori affiancherà le luci e la spensieratezza del Mercato nel Campo, con una fiaccolata che alle 17.30 partirà dal Chiasso Largo e compirà l’intero anello di Piazza. "Dovete coinvolgere sempre di più i cittadini, questa battaglia è di tutti", afferma ancora Boldrini.
Del resto, come osservano i delegati sindacali, non sarà facile recuperare 299 posti di lavoro, se davvero chiusura sarà: "Questa è l’unica fabbrica nel comune di Siena, quali scenari si aprono? Non possiamo fare tutti i lavapiatti per i turisti...". Lo scenario di un manifatturiero sempre più in difficoltà (con lo spettro della crisi dell’auto che rischia di far saltare decine di migliaia di posti di lavoro in tutta Italia) e di una difficoltà di riconversione per un territorio sostanzialmente refrattario all’industria come quello senese, è una preoccupazione che incupisce ancora di più l’orizzonte.
Lunedì arriverà davanti ai cancelli Beko, davanti ai quali ieri sono sfilati alcuni Tir (il primo con targa polacca, altro Paese dove la scure Beko ha colpito duro), la segretaria Pd Elly Schlein. Preludio, il giorno successivo, al nuovo incontro al ministero. "A volte ci accusano di parlare il sindacalese, ma ora aspettiamo parole di verità dalla politica", dice Giuseppe Cesarano della Fim Cisl.
Martedì sarà un giorno in cui Beko potrebbe svelare nuove carte, anche se qui nessuno crede a una marcia indietro. E venerdì proprio questa crisi diventerà il simbolo della protesta dei lavoratori metalmeccanici, con lo sciopero di otto ore e la manifestazione che si terrà a Siena anche per le province di Arezzo e Grosseto. E il comizio finale in piazza Salimbeni da parte dei tre segretari nazionali di categoria che seguono l’elettrodomestico. Perché Beko Siena, con i suoi 299 posti a rischio, è un caso nazionale.