Da tempo sulla vertenza Pay Care era calato il silenzio. Terminata il 30 ottobre dopo tre anni la solidarietà, nei mesi di novembre e dicembre i 37 lavoratori rimasti nel perimetro di Monteriggioni erano tornati in ufficio a tempo pieno grazie alla commessa Area della Regione Lombardia. Ma sulle prospettive del nuovo anno si addensano nubi nere, per questo il segretario della Fim Cisl di Siena, Giuseppe Cesarano, accende nuovamente i riflettori sulla vertenza, annunciando battagliero: "Non mollerò di un centimetro".
"A gennaio entreremo nei dettagli, senza accettare alcuna commessa a ribasso – le sue parole –. La nostra priorità è la salvaguardia di tutti i posti di lavoro. Chiediamo a Pay Care di investire sul territorio di Monteriggioni. Invitiamo l’azienda a sedersi con noi attorno a un tavolo per discutere la possibilità di portare commesse di qualità e prospettive di crescita". Il timore infatti è che vengano accettate "commesse al ribasso" per "tenere buoni i dipendenti", ma proprio su questo punto Cesarano non intende cedere: "Ci sono lavoratori altamente formati e competenti. Dopo tre anni di ammortizzatori sociali, riteniamo sia giunto il momento che l’azienda si impegni in un piano di rilancio per garantire il futuro dei posti di lavoro".
Il segretario della Fim Cisl è un fiume in piena: "L’azienda ha garantito che fino a febbraio non dovrebbero esserci problemi, ma poi non ha escluso scelte radicali. L’unica commessa sostenibile perché non onerosa è quella bancaria, dove c’è anche Nexi e dove sono impiegate 12 persone – afferma –. Se restasse in piedi solo questa, quando terminerà quella della Regione Lombardia, per Pay Care non avrebbe senso tenere aperto il sito di Monteriggioni solo per 12 lavoratori. Quindi si andrebbe verso la dismissione".
Un’altra opzione dell’azienda, a fronte del rifiuto da parte del sindacato di commesse "poco serie", potrebbe essere la dichiarazione della cessazione dell’attività: "In questo caso chiederei l’apertura di un tavolo in Regione per ottenere la cassa integrazione di 12 mesi prima della chiusura – l’annuncio di Cesarano –. Al contempo farei richiesta di ripristinare gli incentivi di 28mila euro a dipendente per le uscite volontarie, senza tralasciare le opportunità offerte dalle politiche attive del lavoro. Pare infatti che ci siano disponibili circa 20 posti da autisti di autobus – conclude il sindacalista –: 4 o 5 persone potrebbero essere formate e reinserite dal punto di vista lavorativo".
Cristina Belvedere