
L’originale biografia di Massimiliano Bellavista "Quei legami con Siena e Montepulciano".
Un Curzio Malaparte inedito, tra lettere d’amore, documenti, cartoline. È il ‘Malaparte proibito’ di Massimiliano Bellavista, uscito in questi giorni per Betti Editrice. Un titolo che riprende quello del ‘Cristo proibito’, suo unico e pluripremiato film, di cui fu regista. Il volume è frutto della ricerca che l’autore ha avuto modo di fare grazie ai documenti inediti riscoperti nell’archivio Cioli. Materiale personale, dal quale emerge un ritratto di Malaparte diverso, che intreccia la storia di Montepulciano e Siena. Il libro sarà presentato venerdì 25 all’Auser di Sant’Albino, alle 16.30, in occasione della Festa della Liberazione organizzata dalla Cgil di Montepulciano, Chianciano e Pienza.
"In questo materiale – spiega Bellavista, scrittore e docente di Management strategico all’Università di Siena – cerchiamo di rifarne una breve biografia, riletta in modo anche un po’ ironico, dalla carta d’identità al permesso di soggiorno in Francia, passando per i telegrammi e le lettere dei lettori di quando lavorava al Tempo, che lo incensavano e spesso lo criticavano, alcuni minacciando anche di denunciarlo". Ci sono collegamenti con Siena. "Due fatti in particolare – afferma Bellavista –, il primo è che ordinava abiti da un sarto senese, come abbiamo ricostruito grazia alla fattura di un corriere. Il secondo riguarda i Goliardi Senesi e una ‘guerra’ con un gruppo di studenti di Perugia, colpevoli di aver rubato lo stendardo dei senesi, che per vendicarsi organizzarono un ‘bombardamento’ su Perugia di ghiande, fave e volantini con un piccolo aereo dell’Aeroclub senese. Al momento della pace, a Montalcino, Malaparte, che sosteneva le Feriae Matricularum, tenne un discorso".
E poi c’è il legame con il territorio di Montepulciano, nel periodo della lavorazione de ‘Il Cristo proibito’. "Tante vicende si legano a quel film – conclude Bellavista – a partire dalla colonna sonora, che fu scritta dal postino di Montepulciano, Rodolfo Cantini, suonatore di clarino nella banda municipale, che aveva anche una sua orchestra personale. Abbiamo intervistato i suoi discendenti, che hanno raccontato per quale motivo non poté firmare la colonna sonora ufficialmente, essendo un impiegato postale".
Riccardo Bruni