Dal Ruanda a Siena per studiare Chimica. La storia di Cerestine

Il giovane ha vinto la borsa di studio dell’Ateneo

Dal Ruanda a Siena per studiare Chimica. La storia di Cerestine

Cerestine con il rettore Roberto Di Pietra, Federico Lenzerini e Vanna Micheli, Katia Di Rienzo. e la studentessa Joviale

"Avete cambiato la mia vita, grazie", queste le parole con cui Cerestine, studente proveniente dall’Uganda assegnatario di borsa ‘Unicore’ (University Corridors for Refugees), si è rivolto al rettore dell’Università di Siena Roberto Di Pietra e ai delegati del programma che gli hanno permesso di essere qui. "Sono sicuro che il tempo che passerò qui sarà un’esperienza fantastica e non vedo l’ora di informare la mia famiglia delle novità. Ringraziato tutti quelli che mi hanno aiutato, lo apprezzo molto", le parole del giovene universitario. Cerestine ha 28 anni, è nato in un campo profughi in Uganda da genitori ruandesi fuggiti nel corso del genocidio del 1994, e ha acquisito la cittadinanza ruandese e lo status di rifugiato. Si è diplomato e ha svolto attività di ricerca nell’ambito della sostenibilità ambientale, prima di vincere la borsa di studio e arrivare all’Università a Siena.

"Continuiamo a impegnarci nell’accoglienza verso studenti e docenti che arrivano da aree di crisi – ha dichiarato il rettore Di Pietra –. Questi sono gli atti concreti che crediamo di dover fare: in questo caso accogliendo Cerestine. L’anno scorso lo facemmo per una studentessa iraniana che era ferma in Turchia da mesi. Questi sono gli atti concreti che l’ateneo vuol fare. Sono nostri studenti e li vogliamo qui a Siena".

L’Università di Siena partecipa da tre edizioni al progetto Unicore, che offre l’opportunità a studenti rifugiati di completare il loro percorso accademico presso atenei italiani. "Celestine è il terzo studente che accogliamo nell’ambito del programma, organizzato dall’Unhcr in cooperazione con molte associazioni, in particolare la Caritas – ha dichiarato Federico Lenzerini, delegato del rettore per studenti e ricercatori provenienti da aree di crisi –. Gli studenti sono selezionati da paesi africani in cui la crisi dei rifugiati è particolarmente grave. Celestine è stato sceltoo per venire qui grazie alla sua tenacia e al suo impegno pregresso, ha superato infatti una stretta selezione".

Oltre al progetto Unicore, l’Ateneo di Siena si distingue per offrire anche altre attività di supporto a studenti provenienti da aree di crisi. "Fino a ora siamo riusciti a portare qui 32 studenti provenienti da aree di crisi che in alcuni casi rischiavano addirittura la propria vita – ha spiegato Lenzerini –. Non ci sono molti altri atenei che svolgono attività analoga; infatti, per dieci borse di studio erogate abbiamo ricevuto 1740 domande e tutti ci hanno fatto presente che eravamo l’unica Università a mettere a disposizione questa opportunità".

Di queste 10 borse di studio in particolare, 5 sono state destinate a studenti provenienti dalla Palestina. Questo in linea con quanto deliberato dal Senato Accademico dell’Ateneo, che lo scorso aprile aveva espresso vicinanza "alle comunità accademiche delle Università di Gaza, con cui per anni l’Università di Siena ha avuto rapporti di collaborazione e amicizia, e che oggi sono state completamente distrutte. Per dimostrare concretamente questa vicinanza, l’Università esprime parere favorevole a mettere a disposizione risorse per borse di studio e percorsi di accoglienza per studentesse, studenti e docenti di Gaza".

In merito alla conferenza non organizzata tenuta ieri da Cravos in aula Cardini contro il parere dell’Università, il rettore Di Pietra ha puntualizzato: "Noi preferiamo fare atti concreti, cioè accogliere e aiutare concretamente. E atti concreti li faremo anche per gli studenti dalla Palestina, grazie all’accordo con Fondazione Mps che mette a disposizione risorse, con tutta la tenacia, determinazione e il tempo necessario. È una goccia nel mare? Bicchiere dopo bicchiere svuoteremo il mare".

Eleonora Rosi