"Mio padre aveva una sensibilità particolare per la bellezza: di fronte allo spettacolo della natura quasi si esaltava e, cedendo alla sua irrefrenabile spontaneità, non riusciva a trattenersi dal riprodurla con matita e pennelli". Così Paolo Neri, senese, classe 1937, figlio del pittore Dario Neri, tratteggia la figura del padre, al quale è dedicata la mostra “Dario Neri – Mario Luzi. Il paesaggio stato d’animo“ che sarà inaugurata il 6 maggio, a Pienza.
E impreziosisce il ricordo con un significativo aneddoto, che risale all’infanzia: "Era una giornata d’inverno, grigia, ventosa. Accompagnai mio padre in campagna, voleva dipingere un paesaggio e aveva bisogno che gli tenessi fermo il cavalletto: tenendo ben strette le zampe del treppiede, finì che mi addormentai". D’altra parte, se un uomo è capace di trasformarsi in manager, attraversa una felicissima esperienza al vertice dell’Istituto Sclavo (che gli viene affidato nel 1934, qualche anno dopo la morte del suocero, Achille Sclavo, e nella quale applica anche estro artistico), ma poi dichiara che "il valore più alto tra tutti è l’arte" e molla letteralmente la procura dell’azienda al cugino Antonio Cinotti, vuol dire che l’attività creativa è per lui veramente primaria.
Biochimico, fondatore del Centro Ricerche, unità d’eccellenza della Sclavo, docente universitario, Paolo Neri non nasconde la soddisfazione per l’iniziativa di Pienza, che rende onore ad un artista: "Parliamo di un pittore che, non solo a nostro giudizio, meriterebbe maggiore conoscenza. Forse è stato l’unico che abbia saputo interpretare un paesaggio come le crete; già nel ’46 Carlo Emilio Gadda, di cui era amico, lo definì ’il pittore della campagna senese’ mentre, sul finire del ’90, Enzo Carli scrisse di lui come ’il maggior pittore senese del nostro secolo’".
Il primo contatto di Dario Neri con Pienza risale al 1924 quando l’architetto Gino Chierici,sSoprintendente ai Monumenti della provincia di Siena, lo incarica di realizzare le decorazioni interne ed esterne della villa del commerciante Ferruccio Benocci. In quelle stanze affrescate Mario Luzi soggiornerà tutte le estati, per 25 anni, dal ’79 al 2004, ispirato dallo stesso paesaggio che aveva tanto entusiasmato Neri.
Diego Mancuso