LAURA VALDESI
Cronaca

"David Rossi, utenza disabilitata. Il pm disse: 'Ma chi si è permesso?' "

Il tecnico di Banca Mps Stefano Pieri ricostruisce cosa accadde il 7 marzo Secciani: "Telecamere, mi fu detto da una poliziotta di prendere solo il vicolo"

David Rossi

David Rossi

Siena, 1 aprile 2022 - «Pigiai il pulsante del monitor, venne la maschera per inserire la password nuova del computer di David Rossi che mi aveva dato il suo capo segreteria Giancarlo Filippone. Dissi: ’Come mai non accedo?’". Parole di Stefano Pieri, da quasi 35 anni tecnico sistemista di Banca Mps. L’utenza, la mattina del 7 marzo 2013, risultava bloccata. "Il pm (Antonino, nd r) Nastasi – si inquietò. ’Chi si è permesso?’, disse. Dalla sua reazione sembrava che fosse stato fatto qualcosa senza autorizzazione o in maniera arbitraria. Mi disse di uscire e aspettare nel corridoio. Ma quando dopo forse un’ora mi richiamò venni poi bloccato, arrivò un’altra persona della parte tecnica informatica della Banca". Che se ne occupò. Uno dei passaggi cardine dell’audizione di ieri della commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Rossi che ha approfondito le mosse compiute, sotto il profilo, tecnico, per acquisire i dati di computer e cellulari di Rossi. E anche delle immagini della caduta nel vicolo del Monte Pio.

Pieri era stato chiamato da Filippone il 7 marzo "perché su richiesta del magistrato c’era da accedere al pc di Rossi" ha ricostruito spiegando appunto "che l’utenza era stata disabilitata". Non era la prima volta che si occupava degli apparati informatici del manager, spesso si recava anche a casa sua. Una sorta di sherpa, Pieri, il più bravo. "Due volte venni convocato dalla polizia postale, andai in sede. Lì un agente mi pose domande che ho visto precompilate, tecniche", osserva.

«La disabilitazione dell’utenza del pc fisso di Rossi – aveva spiegato prima di lui Marco Bernardini, allora responsabile dell’erogazione servizi di Ict – avvenne nella prima mattina del 7 marzo 2013. Il 6 (giorno della morte, ndr ) se uno avesse avuto la password avrebbe potuto accedere". Bernardini fece parte della task force che, insieme ad altri colleghi, supportò la procura per la raccolta dei dati informatici. "Ci fu chiesto di scaricare il contenuto della casella postale, di bloccare l’utenza di Rossi e di verificare l’operatività degli apparati di cui disponeva: pc fisso, un tablet, iphone e blackberry", riferisce. Consegnandoli poi tutti al loro referente al Monte. A tutti gli auditi ieri sono state poste domande in secretato, compreso l’ultimo, Luigi Secciani, informatico di una ditta che quella sera fu chiamato a recuperare le immagini della sorveglianza. Racconta che rimase alla Rocca, nella stanzina sul lato del vicolo del Monte Pio, arrivando alle 23.30 e uscendo alle 1.30. Nel suo rapporto spiega di aver usato due chiavette usb da 4 gigabyte ciascuna, una fu consegnata ad un rappresentante della Banca, l’altra alla poliziotta che seguì le operazioni. Nessuna chiavetta unica da 8 gigabyte, smentisce. "Quello che ho scritto è quello che è vero", ribadisce. Mai ascoltato dagli investigatori "ma solo da Iene e Report", Secciani riferisce: "Avrei potuto estrarre le immagini sia per singola telecamera che per gruppi. Al videoregistratore a cui lavorai ne erano collegate cinque della banca". Però gli venne chiesto "di prendere quelle dell’unica installata nel vicolo del Monte Pio", dove cadde Rossi. Ribadisce a più riprese "che fu un’agente della polizia, di Siena, la conosco, dopo aver visionato i filmati, a dirmi di partire alcuni minuti prima della caduta fermandomi qualche minuto dopo l’arrivo dei soccorsi". Sulla discordanza dei minuti in anticipo registrati rispetto all’orario reale, Secciani ribatte "che è prassi controllare quello vero della macchina. Per evitare incomprensioni vengono scritti entrambi. Io l’ho segnato e detto anche ad alta voce".

Nel corso dell’audizione è emerso che il pomeriggio del 6 marzo Rossi avrebbe dovuto vedersi per lavoro con Alfredo Montalbano, ex dirigente Mps che fece 1000 giorni alla Rocca, non ascoltato dagli investigatori. Rizzetto (Fdi) svela che alle 15.23 Rossi lo chiamò, un colloquio di circa 4 minuti. "L’ho memorizzata come un rinvio dell’incontro per allinearci sulle attività", dice. Migliorino (5Stelle) svela poi un messaggio di Rossi: "Chiamano" a cui Montalbano rispose: "Ok, chiamano". "Che telefonata doveva ricevere quel pomeriggio?", interroga il parlamentare.