
Allarme dazi per i produttori di vino
La diplomazia del vino si muove per scongiurare i dazi. In questi giorni i Consorzi del Vino Nobile di Montepulciano, del Chianti hanno preso carta e penna e si sono rivolti alle istituzioni italiane, in particolare ai Ministeri dell’Agricoltura (guidato da Francesco Lollobrigida), degli Esteri (Antonio Tajani) e Made in Italy (Adolfo Urso), per chiedere attenzione e sostegno in una diatriba commerciale dal potenziale impatto devastante su tutto il settore. E anche i Consorzi del Brunello di Montalcino e del Chianti Classico, insieme a quelli di Bolgheri e Barolo, hanno scritto al ministero per mostrare apprensione sul tema.
Per ora si ragiona sulla minaccia di Trump di infliggere dazi commerciali fino al 200% ai danni anche dei nostri vini ed altri prodotti agroalimentare destinati al mercato Usa. Per alcuni una boutade per altri un rischio concreto e per questo si chiede al Governo di battere un colpo per tutelare le imprese italiane. Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è in campo sul tema. "I dazi sono inaccettabili, serve autorevolezza per contrastare una scelta immotivata", ha detto ieri in un evento dedicato all’agricoltura a Roma.
Intanto i Consorzi del vino alzano la voce. "Questo dazio potrebbe avere un impatto devastante sul settore vinicolo italiano e sulla nostra denominazione che, su 10 milioni di bottiglie annue, esporta nel mercato Usa il 35%", si legge nella missiva firmata dal presidente del Consorzio del Nobile di Montepulciano, Andrea Rossi, il quale continua dicendo che "l’introduzione di questa misura metterebbe in seria difficoltà i nostri produttori che da anni investono in promozione proprio in questo mercato".
Il presidente Andrea Rossi chiede "un intervento tempestivo e deciso da parte delle istituzioni italiane ed europee per scongiurare l’applicazione di tali misure; è necessario avviare un dialogo costruttivo con le controparti americane per tutelare il nostro settore". C’è anche chi riflette sulla ricerca di nuovi sbocchi ai nostri vini, da sempre fin troppo Stati Uniti “dipendenti”. In merito, tre le proposte che il Consorzio di Montepulciano avanza c’è quella di accelerare la ratifica di accordo di libero scambio attraverso il Mercosur, al momento bloccato, e di eventuali altri accordi internazionali, oltre anche alla necessità di semplificare l’utilizzo di fondi Ocm, ormai ingessati dal forte peso burocratico richiesto.
Di lettere e appelli ne stanno arrivando tanti in queste ore agitate. Anche il Consorzio Chianti, che conta tra i soci tanti viticoltori senesi, si è rivolto ai tre ministeri chiave in questa fase. "Un dazio del 200% metterebbe in ginocchio le aziende produttrici – scrive Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti - che con i magazzini pieni sarebbero costrette a fermare la produzione e a ricorrere alla cassa integrazione per i dipendenti". In questo caso va verso gli Usa il 25% della produzione annua di vino Chianti, già alle prese con difficoltà di mercato e sovrapproduzioni da smaltire.
Il Consorzio della Vernaccia per ora attende un’azione corale di tutto il vino toscano, come sollecitato dalla presidente Irina Strozzi, per mandare un messaggio forte e unitario.