MASSIMO BILIORSI
Cronaca

De André, il mito passa da Siena. Quella serata di musica e poesia

Una foto una storia Nel 1975 concerto al palazzetto, con Eugenio Finardi e parte dei New Trolls

Il fatto è che ti trovi davanti alla storia e non te ne accorgi quasi mai: dopo anni di diniego di esibirsi dal vivo, dopo il ’battesimo’ alla Bussola di Viareggio il 15 marzo 1975, Fabrizio De André smette di essere il ’cantante senza volto’ con un primo tour che tocca anche Siena. Cosa oggi impensabile ma al tempo era possibile. Ecco che Augusto Mattioli ’coglie alle spalle’ il cantautore genovese al palazzetto di Siena il 20 settembre dello stesso anno dopo le tappe di Livorno e Grosseto.

Si comincia con ’La canzone dell’amore perduto’ e si finisce con la ’Canzone del maggio’: del resto l’album ’Storia di un impiegato’ è il fulcro di tutta la scaletta. Apre la serata Eugenio Finardi con il violino di Lucio Fabbri. Anche questo è un evento dentro l’evento. Dicevamo, concerto storico: basterà ricordare i componenti del gruppo che sono una parte abbondante dei New Trolls, con Giorgio D’Adamo, Gianni Belleno, Giorgio Usai, Ricky Belloni più il violino di Alberto Bompellio. Siamo ancora nella prima parte della sua creatività, mancano all’appello molti dischi e tutto lo sviluppo musicale più raffinato e innovativo del suo repertorio. Qui ancora impera la ricerca dell’emarginazione vista come un’esclusione totale, assoluta dalla società, dalle convenzioni dominanti.

De André non è mai stato interessato al movimento reale che trasformava la realtà, ma piuttosto alle figure, apparentemente senza tempo, che restano ai margini di questa lotta, spesso benevolmente, ma che non vi possono proprio partecipare. Ma il concerto di Siena sarà ricordato anche dallo stesso De André: "Ero talmente ubriaco che pur rimanendo seduto, mentre mi chinavo per prendere la bottiglia dell’acqua mi sono ritrovato per terra insieme alla sedia. Il pubblico è scoppiato in una risata gigantesca e io ricordo che rialzandomi ho avuto la prontezza di spirito di dire che era un giochetto che facevo tutte le sere per far divertire la gente e su questa pietosa bugia il pubblico applaudì!".

Stava cominciando a comprendere cosa significasse esibirsi dal vivo. Cosa ricordo di quella serata? L’atmosfera elettrizzante di vivere qualcosa di nuovo, le canzoni, la sua inconfondibile voce. E quello che raccontava, il valore dell’uomo, ma anche l’amore, che per De André è come la rivoluzione, ne diveniamo coscienti a occasione perduta; in mezzo è solo una bolgia confusa, pericolosa e massificante.