REDAZIONE SIENA

De Mossi "Sentenza-coraggio In aula ci sono 17 Contrade"

L’avvocato dei nicchiaioli chiede l’assoluzione e scatta l’applauso

"Stiamo parlando della vita culturale di una città, non della rissa fra tre ubriachi". E ancora: "E’ come se oggi qui sul banco ci fossero 17 Contrade, non solo tre. Una comunità intera, signor giudice. E lei lo sa". Tocca le corde della tradizione e del dna di Siena, l’avvocato Luigi De Mossi, che difende i sette nicchiaioli accusati di rissa per il dopo Assunta 2015. Si associa in avvio alla richiesta di un’assoluzione formulata anche dal pm Sara Faina per non aver commesso il fatto. E per un secondo contradaiolo ricorda che rivestiva all’epoca un incarico nel Nicchio. Chiede per lui che il giudice sentenzi "il fatto non sussiste".

Anche De Mossi mette subito il dito sulla questione identificazione. "Sto parlando della qualità del prova", rivendica chiarendo che le fonti confidenziali non bastano ma devono essere riscontrate per altre vie. "La procura ha costruito un castello legittimo per carità ma insufficiente a livello probatorio. Nemmeno i due testimoni Fortunato e Mannaioli (della questura, ndr) hanno identificato i miei assistiti. Dov’è la prova regina che erano in Piazza del Campo quel giorno? Fonti confidenziali no di certo! Mannaioli e Fortunato neppure". Fa riferimento ad un passaggio che riguarda il reato di maltrattamento di animali e alle deroghe per le manifestazioni storiche autorizzate dalla Regione. Insomma, se c’è stata un’esimente per questo reato che ci sia anche per la questione dei fronteggiamenti.

"Scriverà una sentenza che entra nella storia – prosegue ancora De Mossi rivolto al giudice Pollini che ascolta con attenzione – ; ciò che indicherà sgombrerà il campo da tanti episodi. Cosa è il Palio? Ha un tempo, un luogo, ha i protagonisti. Non parlo dei cavalli, mi riferisco ai popoli. E il luogo è la Piazza. Quanto accaduto qui è difesa del proprio onore e dignità". Calca la mano: "Ci vuole una sentenza coraggiosa, lei è in grado di farla. Come ha deciso il legislatore per le manifestazioni storiche e il reato di maltrattamento di animali".

"So bene che c’è una norma, che non siamo fuori dall’Italia ed esiste il Codice. Non sono un sovranista ma la qualità della cultura deve essere tutelata e oggi questo spetta a lei, signor giudice", argomenta l’avvocato De Mossi. Un passaggio sull’articolo 50 del codice penale per cui non è punibile chi lede o pone in pericolo un diritto, col consenso della persona che può validamente disporne. "Nicchio e Valdimontone difendevano una tradizione, non c’è stata gratuita nel loro comportamento", osserva. E rilancia: "Questa sentenza deve consentire di difendere la cultura identitaria della nostra città".

Chiede l’assoluzione dei nicchiaioli. "E adesso applauso", conclude l’avvocato De Mossi. Molti in aula raccolgono l’invito mentre il giudice Pollini riporta l’ordine. "Scusate, per favore...", chiude la questione. E intanto annuncia che nell’udienza del 26 aprile ci saranno eventuali repliche, quindi si ritirerà in camera di consiglio per la (storica) sentenza.

La.Valde.