
Le scarpe rosse sono diventate il simbolo della violenza sulle donne Sempre più spesso si celebrano processi nel nostro tribunale. per questo reato
Quel rapporto non funzionava. Non c’era stima e rispetto, questa la fotografia scattata dalla procura. Né condivisione degli obiettivi, come avviene invece per tante coppie. Non la considerava sexy. Il marito era la persona che in casa contava e che, sempre secondo quanto emerso dall’inchiesta, dettava legge. Imponeva le regole anche in camera da letto, sui rapporti sessuali. Se ’voleva’ la sua donna in un determinato momento lei doveva essere a disposizione. Il quadro che emerge dagli accertamenti svolti sulla vita di una donna sottomessa al marito restituisce un menage fatto anche di botte, schiaffi. Disprezzo persino per il cibo che lei cucinava. Tanto che in un’occasione, così è emerso, glielo aveva tirato addosso con gli alimenti ancora dentro. E in un’altra circostanza aveva minacciato di fare la stessa cosa perché non gli piaceva quanto da lei preparato. Il marito era stato accusato di maltrattamenti, che sarebbero andati avanti per anni e anni fino all’autunno 2023. Quando dopo averla offesa, dandole anche della poco di buono, si era messo a toccarla sebbene lei non volesse. Alla fine se n’era andata da casa. Una sorpresa per l’uomo, 64 anni, che abita in un paese della cintura periferica di Siena. La reazione era stata di telefonarle in continuazione, facendole fino a 40 chiamate al giorno. Ma non intendeva più saperne, l’aveva bloccato.
Gli avvocati difensori dell’imputato, Alessandro Betti e Giacomo Mancini, hanno portato argomenti importanti all’attenzione del gup Sonia Caravelli. Cercando di smontare l’accusa di maltrattamenti e di violenza sessuale. Di sesso imposto, a suo piacimento, anche alzando le mani per domarne la resistenza. Senza considerare il controllo delle sue azioni, persino quando era a lavoro. Non voleva che andasse da sua figlia, c’erano problemi addirittura se usciva a fare la spesa.
L’uomo è stato condannato con rito abbreviato a 6 anni, 1 mese e 10 giorni, all’interdizione dai pubblici uffici. Fra 90 giorni le motivazioni della sentenza. I difensori hanno preso atto del pronunciamento e valuteranno l’impugnazione in quanto ci sono aspetti che, a loro avviso, vanno approfonditi.
Laura Valdesi