"Dissi che la donna aveva altri soldi. Non credevo facessero questo"

Parla per tre ore l’operaio che abitava con la donna strangolata. "Entrati con la scusa di vedere un fondo"

di Laura Valdesi

SIENA

I soldi della pensionata poi strangolata, spariti in parte due m esi prima del delitto. I gioielli che le erano appartenuti riconosciuti in aula dall’operaio che aveva preso in affitto una stanza in Largo Sassetta. L’informazione data agli amici che Anna Maria Burrini teneva sempre con sè gli ori, portandoli nella borsa. Almeno a detta dell’uomo che, assistito da Elisabetta Carloni, è stato ascoltato per oltre tre ore ieri in Corte d’Assise nel processo a zio e nipote accusati di concorso nell’omicidio dell’81enne. Si è aperto con il compagno dell’imputata e la madre del 39enne ucraino – sarebbe lui per la procura l’esecutore materiale dellì’omicidio – i quali, in quanto indagati a vario titolo in un procedimento parallelo si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. L’intera udienza, dunque, è stata dedicata ad ascoltare l’operaio che dette l’allarme perché l’anziana non si trovava. Né rispondeva.

"Di lui (guarda l’imputato seduto a pochi metri di distanza, ndr) Anna Maria si fidava perché in precedenza aveva abitato lì. Fu lui a dirmi che affittava al nero le camere, 350 euro pagavo. Con lei mai avuto screzi", racconta l’operaio che ha chiesto di patteggiare 4 anni nel procedimento connesso per l’accusa, tra l’altro, di aver rubato nel luglio 2022 alla pensionata 23 mila euro insieme ad alcuni ori. Circostanza che, durante la testimonianza di ieri ha negato: "Non so chi avesse portato via i soldi ad Anna Maria". Riferendo poi alla corte che era stata la donna a dirgli che non avevano trovato però tutti quelli messi da parte. C’era ancora un gruzzolo, insomma. Che rappresenta, nella ricostruzione del pm Sara Faina, il movente di una rapina finita con la morte della pensionata in casa della quale, è il pm a svelarlo, "sarebbero entrati con la scusa di comprare un fondo". L’uomo riconosce in aula i gioielli, in particolare i bracciali che portava sempre e la collana che valeva oltre 20mila euro. "Cosa raccontò – incalza il pm Faina – sulla sparizione dei soldi (23mila euro, ndr)?". "Dissi che le erano rimasti altre risorse ma lo feci in amicizia, non pensavo che facessero tutto questo", ribatte l’operaio che spiega di guadagnare bene – "anche 2300 euro al mese" – per cui si poteva comprare ciò che voleva. Compreso il monopattino che prese nell’estate del delitto. Ammette poi che la giovane coppia di cui era amico – l’ucraina accusata di concorso in omicidio e, in specie, il compagno conosciuto fin dai tempi in cui stavano entrambi a Taverne – in passato aveva compiuto furti nelle abitazioni. "Mi dissero di uno al Ruffolo", spiega. E al termine della testimonianza aggiunge "che nella casa dei genitori non si fa".

Non mancano momenti di tensione quando tocca alla difesa – gli avvocati Francesco Paolo Ravenni per la donna e Alessandro Buonasera per lo zio – interrogare l’operaio. "Le linee difensive si possono fare come si crede – interviene infatti il presidente Fabio Frangini – , anche accusando altri". E poco dopo: "La invito a rispondere alle domande e a non occuparsi di ciò che fa l’imputata che ha diritto di interloquire con il difensore". Attaccano sulla ricostruzione dei movimenti del testimone nella giornata in cui venne uccisa Anna Maria Burrini. "Quando uscì da lavoro andò al bar a Taverne? Chiedo – annuncia l’avvocato Buonasera – di poter sentire la titolare del locale". L’operaio aveva spiegato di tenere sempre attiva nel telefono la geolocalizzazione. Il difensore del presunto assassino chiede "perché l’avesse invece disattivato". Il pm spinge sull’acceleratore domandando per quale ragione avesse "cancellato dal cellulare tutte le conversazioni con i due impuitati e il compagno della donna". "Così, non c’era nulla di particolare", ribatte. Il pm rilegge le dichiarazioni fatte subito dopo il delitto: "’Avevo paura, mi disse all’epoca, che c’entrassero con la sparizione e non volevo essere collegato a loro’".

La prossima udienza di questo giallo sarà il 15 gennaio quando saranno ascoltati tutti e sei i consulenti di accusa e difesa, prima che sul banco dei testimoni salgano, il 22, gli imputati per raccontare la loro verità.