Girasole. Una pianta simbolo dell’estate. Colorata. Dona allegria. Dà una sensazione di forza. Quella che serve ai genitori dei ragazzi che rifiutano il cibo oppure mangiano tanto. E poi si liberano di quanto ingerito. Perché è difficile superare il muro dei loro ’no’. Far capire che lo specchio racconta un’altra cosa rispetto a quella che in esso i figli vedono riflessa. Un percorso in salita. Un Pordoi di dolore e di domande, di interrogativi sul dove, magari, si è sbagliato. Per questo babbi e mamme hanno tanto bisogno di aiuto. Quello che trovano nell’associazione "Il Girasole Siena" appunto.
Trentacinque i soci, presidente è Fabrizio Padrini che per motivi familiari ha conosciuto il fenomeno. Accanto a lui nel consiglio – nel 2024 è diventata ente del terzo settore – la dottoressa Alessandra Orsi "che segue il percorso psicologico per i ragazzi con disturbi del comportamento alimentare in Pediatria alle Scotte. Più un’amica, Luera Xhindole", spiega Padrini.
Sono loro a prendersi cura di genitori con bambini tutti minorenni, ricoverati perché magari anoressici o bulimici. Ma anche di madri con figli che non hanno necessità dell’ospedale ma fanno i conti lo stesso con tali disturbi. "Ci ritroviamo ogni due settimane in una stanza che mette a disposizione il reparto – prosegue il presidente –, esclusivamente come associazione. Si tratta di un gruppo aperto, con numeri variabili. C’è chi risolve il problema e si allontana, chi si avvicina. In linea di massima partecipano agli incontri dalle 6 alle 8 coppie. Nella maggior parte dei casi si tratta di mamme ma c’è anche qualche babbo. Un po’ da tutta la provincia, attualmente nessuno della Valdichiana e dell’Amiata ma ci sono stati".
Padrini spiega che hanno necessità di essere ascoltati, di condividere le esperienze. "Di capire che non sono gli unici. Chi magari viene per la prima volta sentito il racconto di altri che, invece, cominciano a vedere la luce in fondo al tunnel. E prendono coraggio: ce la possono fare. Anche se ogni storia è così, vengono capiti e dal confronti con altri genitori valutano anche il loro comportamento. Se, e nel caso dove, hanno sbagliato. In questi incontri non si parla dei figli ma dei genitori". Chiaro che i loro ragazzi sono il motivo per cui si rivolgono al ’Girasole Siena’.
"L’età si è un po’ abbassata, si parla di giovani fra i 14 e i 16 anni ma c’è anche chi ne ha solo 11. Si tratta soprattutto di ragazzi anoressici, in maggioranza femmine, e bulimici", si limita a spiegare Padrini mantenendo la comprensibile riservatezza. "Il percorso psicologico? Prezioso. La nostra associazione cerca di divulgarlo ma rilevo una carenza nel lavoro di équipe tra le strutture Asl che intercettano il problema e appunto quest’ultimo. Molti non sanno neppure che esiste. Nei minorenni rappresenta la strada migliore. L’errore che spesso i genitori compiono è di considerare risolutivi solo i farmaci", osserva Padrini. Evidenziando, alla luce dell’esperienza di mutuo-aiuto svolta già da anni, come i disturbi del comportamento alimentare siano incentivati da una cultura delle relazioni interpersonali sovente rarefatte, complici i social.