
Dit’Unto, stelle di popolo. Villa a Sesta capitale del mangiar con le mani. Un festival per diecimila
Nel giorno del Dit’Unto, Villa a Sesta, borgo delizioso di 129 abitanti il resto dell’anno, conquista il pieno diritto di diventare capoluogo. E di non avere accanto, tra parentesi, la dicitura Castelnuovo Berardenga. Perché anche ieri, la nona edizione del Festival del mangiar con le mani, l’apoteosi del ’finger food’, traduzione inglese che letteralmente svanisce davanti alla poetica delle parole Dit’unto’, ha richiamato nelle stradine e nella piazzetta di Villa a Sesta, migliaia di persone. Che hanno fatto la fila sotto il sole, prima per comprare i ticket per gli assaggi, poi ai vari stand gourmet per gustare prelibatezze di chef stellati, piatti prelibati e griffati, delizie che non mangi altrove. Sicuramente non così e non a questi prezzi.
I numeri dicono poco del successo e dell’idea geniale che ha dato vita a Dit’Unto. Erano 44 gli stand tra i quali scegliere il piatto preferito. Indovinata la formula dei pacchetti ticket, da 4 a 6, con gottini o calici di vino a scelta, da 17 a 30 euro. E per 20 euro potevi gustare lo spiedino di coniglio dell’Asinello, ristorante stellato Michelin, il panino B30, della Bottega del 30, altra stella Michelin, il manzo croccante con cavolo cappuccio di Abocar Due cucine, stellato anche lui, ça va sans dire. Così come sono ’stellati’ Michelin, l’Osteria di Passignano, Il Piastrino, il Povero Diavolo, L’acciuga, Paca Ristorante, la Parolina e Poggio Rosso, anche loro con delizie da strada che meritavano le lunghe file in una giornata di ottobre a 30 gradi all’ombra.
Dieci ristoranti stellati, ma negli altri 34 stand si mangiavano ugualmente delizie gourmet: dal baccalà fritto in salsa d’acciughe e tartufo al pollo ripieno al curry, per tacere dei crostini di struzzo, della tempura di verdure, dei cappelletti fritti. Per finire con i gelati al Pit Stop, che sono il degno epilogo di una domenica da gran signori.
Il bello di Dit’Unto è che non c’è traccia di snobismo tra gli chef. E’ un festival popolare, migliaia di persone sono letteralmente accalcate in stradine strette e nelle piazzette, inondate dalla musica di dj e di gruppi vintage. Ci sono tantissime facce giovani, ti capita di vedere un questore, un paio di pubblici ministeri, presidenti di società e qualche sindaco, fare la fila senza nemmeno provare a saltare qualche posto. Migliaia di auto parcheggiate letteralmente in mezzo ai vigneti, una folla che altrove ti farebbe saltare i nervi. A Villa a Sesta, la prima comunità energetico-gastronomica d’Italia, il cibo ti rende buono.
P.D.B.