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Le forze dell’ordine invitano i cittadini a diffidare di chi fa richieste strane
Rubano i documenti nelle auto e poi, una volta in mano i dati anagrafici della vittima del furto, la contattano per spillarle un bel po’ di soldi con un trucchetto ormai collaudato. C’è una relazione tra i furti di documenti nelle auto e la truffa del falso carabiniere (o del finto avvocato). A Poggibonsi persone al momento sconosciute hanno forzato un’auto in sosta e si sono impossessate del libretto di circolazione. Qualche giorno dopo i ladri - o i loro complici, la sostanza non cambia- hanno chiamato sul fisso la proprietaria dell’auto per mettere in atto la truffa. Sapevano tutto di lei: città di residenza, via, data di nascita. Tutti dati estrapolati dai documenti rubati e che ai malviventi sono serviti per contattare la vittima designata ed essere più credibili. Ma la signora ha mangiato la foglia e a questo giro il piano dei malviventi ha fatto cilecca. Il furto del libretto di circolazione è stato denunciato alla polizia municipale del comando cittadino, che sta indagando per risalire agli autori. "Buongiorno. Lei è la signora Tal dei Tali che abita a Poggibonsi in via...?". E’ l’inizio della truffa. Snocciolando informazioni su di lei che più precise non si può, il tipo all’altro capo del telefono, qualificatosi per un avvocato, ha detto alla signora che il figlio aveva avuto un incidente e che per tirarsi fuori dai guai avrebbe dovuto pagare una cauzione. Ma la donna ha capito tutto e il malvivente ha battuto in ritirata. Un ‘giochetto’, quello del falso incidente, che purtroppo ha tratto in inganno tante persone in là con gli anni, le più esposte ai malintenzionati. Le vittime vengono contattate sul telefono fisso da un finto avvocato, che tira in ballo la storia del grave incidente provocato dal figlio o dalla figlia, aggiungendo che sono in stato di fermo in caserma e che per rimetterli in libertà bisogna pagare una cauzione: contanti o preziosi fa lo stesso. Poi, scatta la seconda parte della truffa: un finto carabiniere (o un finto avvocato, dipende dalla ‘fantasia’ dei malviventi) bussa alla porta della vittima di turno per ritirare soldi e gioielli. A volte gli autori del trucco riescono a mettere le mani sul bottino, altre, invece, il raggiro va a vuoto. Può capitare, infatti, come è successo anche di recente nella nostra provincia che la vittima non cada nel tranello e i truffatori finiscano in manette. Truffatori che, a quanto pare, spesso agiscono in combutta con i ladri di dati.