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Prevista una riunione-fiume sul caso Siena. Starnini: "Cento milioni al territorio o requisizione dei siti"
"Siena non smantellerà quello che è il suo complesso manifatturiero più importante, ovvero la Beko: la forza delle istituzioni darà uno sbocco a quella che è una vertenza che io considero fondamentale per l’identità stessa della Toscana". Così il presidente della Regione, Eugenio Giani, ieri a margine dell’assemblea congressuale regionale di Anci Giovani, dopo il tavolo di coordinamento istituzionale convocato dalla Provincia di Siena, conclusosi con un richiamo nei confronti dell’azienda alle responsabilità verso il territorio. Beko ha annunciato di voler chiudere il 31 dicembre la fabbrica di Siena, sito dell’ex Whirlpool, dove oggi lavorano 299 dipendenti. Domani è previsto un nuovo incontro al ministero delle Imprese e del made in Italy, incontro a cui stavolta non saranno presenti le istituzioni.
I rumors preannunciano una riunione-fiume, in cui si parlerà degli esuberi e del caso Siena. L’ipotesi che potrebbe presentarsi sul tavolo è quella di assegnare a Beko il ruolo di advisor per reperire un nuovo soggetto imprenditoriale a livello europeo, in grado di subentrare alla multinazionale turca per rilanciare la produzione in viale Toselli. Il tutto, previa acquisizione dell’immobile da parte pubblica (al momento c’è l’ipotesi Train, ndr). Domani potrebbero inoltre essere poste le basi di un accordo-quadro molto complesso per la gestione degli esuberi tra il personale amministrativo.
Ma, dopo aver partecipato al tavolo in Provincia, interviene a gamba tesa il sindaco di Rapolano Terme, Alessandro Starnini, che attacca: "Bisogna rimettere le cose al loro posto. Il primo tema è l’investimento industriale, non l’immobile perché di siti se ne trovano a bizzeffe – le sue parole –. Poi è necessario entrare in una nuova fase della vertenza lanciando un aut aut: il Governo deve imporre alla multinazionale o il rilancio dello stabilimento di Siena o la destinazione al territorio di 100 milioni di euro, ovvero di un terzo dell’investimento annunciato da Beko in Italia nei prossimi tre anni. 50 milioni vanno destinati ai lavoratori e gli altri 50 a nuovi insediamenti industriali nei territori di appartenenza degli operai di viale Toselli destinati al licenziamento. In alternativa, il Governo deve minacciare la requisizione degli impianti in Italia". Per Starnini insomma "serve un approccio nuovo alle crisi industriali e anche al rapporto con i grandi gruppi". Poi lancia la carica: "Rifacciamo grande Siena".
Anche Pierluigi Piccini, già sindaco di Siena e oggi assessore a Piancastagnaio, era presente al tavolo in Provincia: "Il Governo deve prendersi la responsabilità di individuare una soluzione, anche in collaborazione con il Monte dei Paschi, che in passato ha svolto un ruolo determinante in molte vertenze, esercitando la sua influenza in modo discreto – è la sua idea –. Sebbene oggi il legame con Siena si sia affievolito, il ministero dell’Economia detiene ancora l’11% del pacchetto azionario di Mps. Questa presenza potrebbe risultare decisiva per sostenere un piano di rilancio. La finanza gioca un ruolo chiave e un segnale di vicinanza al territorio da parte del Monte sarebbe più che auspicabile, soprattutto ora che le sue strategie sembrano orientate sempre più a Milano". Piccini conclude: "Siamo poi sicuri che tutto il settore metalmeccanico in Italia sia in crisi? In ogni caso, la volontà di proseguire nella vertenza è condivisa da tutti i presenti (all’incontro in Provincia), che la faranno valere nelle sedi opportune".
Martedì i sindacati senesi incontreranno il sindaco Nicoletta Fabio, mentre giovedì mattina il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, sarà accanto ai lavoratori nel presidio di viale Toselli.