REDAZIONE SIENA

Donazione di arte contemporanea. Il Comune risolve l’accordo

"Impossibile esporre le 478 opere in modo continuo al Santa Maria della Scala"

"Impossibile esporre le 478 opere in modo continuo al Santa Maria della Scala"

"Impossibile esporre le 478 opere in modo continuo al Santa Maria della Scala"

Impossibile accettare la donazione di 478 opere d’arte contemporanea. E’ la posizione dell’amministrazione comunale, che intende portare la "risoluzione consensuale e lo scioglimmento per mutuo consenso" dell’accordo siglato dall’allora sindaco Luigi De Mossi con una benefattrice (che ha sempre voluto rimanere anonima). Il caso è stato discusso ieri in commissione Cultura, dove lo stesso sindaco Nicoletta Fabio, affiancato dal segretario generale Giulio Nardi, ha voluto fare il quadro della situazione. Alla luce dei ritardi nell’allestimento della mostra delle opere oggetto della donazione, la benefattrice ha infatti intentato causa contro Palazzo pubblico, che da parte sua ha ribadito l’impossibilità a dare seguito alle richieste della donna in merito alle modalità di esposizione. La donazione infatti era vincolata all’esposizione continua e completa di tutte le 478 opere d’arte contemporanea. All’epoca la Giunta De Mossi aveva individuato come possibile location la sala San Pio nell’ex Spedale (con un progetto di allestimento da circa 1,3 milioni di euro tra rastrelliere estraibili e la costruzione di un soppalco), location rivelatasi comunque del tutto insufficiente in termini di spazio. Di qui il braccio di ferro legale, che ora pare destinato a concludersi con la risoluzione consensuale dell’accordo.

In sede di commissione Cultura la minoranza, che nella precedente amministrazione aveva votato compatta in Consiglio comunale contro il provvedimento, ha avanzato alcune perplessità: innanzi tutto, il fatto che, con lo stop alla donazione, verrebbero a sparire dal patrimonio dell’ente circa 1,7 milioni di euro (il valore della donazione). Inoltre ci sono timori circa eventuali future richieste al Comune da parte dell’anonima benefattrice per il restauro di quelle opere che risultassero in precarie condizioni. Per la minoranza, infatti, tali condizioni potrebbero essere imputate alle modalità di conservazione delle opere stesse da parte dell’amministrazione comunale senese. Insomma, la benefattrice potrebbe decidere di chiedere i danni. A breve il provvedimento verrà esaminato dalla commissione Affari generali, quindi sbarcherà in Consiglio comunale per il voto finale.

Cristina Belvedere