"Sicuramente il 23 gennaio per me è un punto di arrivo", dice in attesa della sentenza la donna che il marito avrebbe messo nella cuccia del cane, ospite di ’Storie italiane’ su Rai1. "Il tribunale di Siena è stato veloce in questo. Manca per me la condanna, sapere di arrivare veramente a una giustizia reale e concreta. La cosa che mi provoca dolore è che io continuo a essere moglie di questo uomo. Ho bisogno psicologicamente, ma anche emotivamente, di riacquistare la mia libertà", ha aggiunto nel corso della trasmissione. "Ho avuto la forza di denunciare perché se noi donne vittime di violenza continuiamo a nasconderci, tutto questo non finirà mai", ha spiegato proseguendo: "E’ difficile accettare di aver sbagliato persona, è un fallimento personale. Noi donne credo che proviamo questa sensazione, il fallimento, il senso di colpa, ed è difficile aprire gli occhi. È un percorso duro ma dobbiamo sapere a cosa andiamo incontro, perché subentra una violenza sociale. Le persone avranno giudizi e pregiudizi, alcune puntano il dito contro le vittime di violenza. Ho perso il lavoro, il paese dove ero residente con i figli, ho perso tutto. Devo mettere in conto il pericolo di perdere la vita, cerco di non ascoltare la paura perché credo nella giustizia, ma c’è". L’avvocato Manfredi Biotti ha spiegato l’iter seguito dalla vittima: "La prima querela fatta direttamente da lei non è stata tenuta in considerazione, fu richiesta l’archiviazione. La procura aveva ritenuto che i fatti non fossero molto chiari. Con la nuova condotta, stalking persecuzioni e minacce abbiamo fatto una nuova querela integrata e la procura ha riaperto tutto, ma il gip dell’epoca ritenne che siccome i due coniugi non vivevano più in abitazione non era necessaria una misura di allontanamento. Il rischio per lei era alto, ma la valutazione è stata fatta dal tribunale. L’ulteriore rischio potrebbe essere successivo ad un eventuale sentenza, con la reazione della persona".
CronacaDonna messa nella cuccia, nuovi particolari