LAURA VALDESI
Cronaca

Donna morì quattro mesi dopo il parto, condannati due medici delle Scotte

Provvisionale immediatamente esecutiva per il marito e i due figli piccoli di 1 milione 450mila euro

Nella foto, da sinistra, la cognata della 39enne morta alle Scotte accanto al fratello, marito della donna deceduta, appena usciti dal tribunale. Poi l’avvocato Duccio Panti e la sua collega di studio Giada Airò Farulla

Nella foto, da sinistra, la cognata della 39enne morta alle Scotte accanto al fratello, marito della donna deceduta, appena usciti dal tribunale. Poi l’avvocato Duccio Panti e la sua collega di studio Giada Airò Farulla

Siena, 26 ottobre 2024 – “Sono qui soprattutto per loro (i figli, ndr). Un giorno dovrò dirgli cosa è successo. Prima del parto mia moglie non aveva mai preso una medicina”. Queste le parole di Andrea Tavolari al giudice quando il 24 ottobre 2022 aveva raccontato il calvario di sua moglie Anna. Morta alle Scotte quattro mesi dopo aver dato alla luce la secondogenita per una serie di gravi complicazioni. “Adesso, dopo cinque anni, so cosa dire ai miei figli. Cosa raccontargli”, le uniche parole che l’uomo sussurra uscendo dall’aula al terzo piano di palazzo di giustizia. Commosso, le mani che tremano. Il giudice Andrea Grandinetti alle 14.15 ha letto la sentenza sulla dolorosa vicenda che vedeva imputati di omicidio colposo due medici delle Scotte, una ginecologa ed un anestesista. Il pubblico ministero Valentina Magnini in avvio di udienza ieri ha chiesto per entrambi la condanna ad otto mesi. Il giudice è andato ben oltre, dopo poco più di un’ora in camera di consiglio. Due anni e 9 mesi per la donna, tre anni per l’uomo. Ed una provvisionale immediatamente esecutiva come risarcimento da pagare il solido. “Un milione 450 mila euro per il marito e i due figli, 100mila per il padre della povera Anna, 80 mila sia per la madre che per la sorella, 75 mila per la cognata”, conferma al termine dell’udienza l’avvocato Duccio Panti che assiste i familiari della 39enne, originaria della Polonia ma residente a Castelnuovo Berardenga, morta nel giugno 2019. Quattro mesi e 16 giorni dopo aver dato alla luce una bella bambina. Pesava 4 chili e 200 grammi. Fra novanta giorni il deposito delle motivazioni sul caso umanamente doloroso sia per i parenti della donna che ha lasciato due figli piccoli, che per i medici sotto processo.

Una dura battaglia legale, quella che si è dipanata in due anni di processo, in cui non sono mancati i colpi di scena. Il 20 giugno 2023 era stato chiuso il dibattimento ma ad ottobre invece di pronunciare il verdetto il giudice nominò tre esperti incaricati di fare una nuova perizia sul caso. La sentenza è infatti arrivata ieri pomeriggio, più di un anno dopo. Il pm Magnini ha chiesto 8 mesi, stessa pena del giugno 2023. L’avvocato di parte civile Duccio Panti è stato duro. “C’è stata sottostima delle perdite ematiche dopo il parto”, ha detto parlando di “leggerezza nella gestione delle situazioni”. E ancora: “La morte è avvenuta a distanza di quattro mesi perché aveva una fibra forte, era giovane. Poteva essere salvata”. “Se l’avessero trasferita subito in terapia intensiva si sarebbero limitate le complicanze”, ha rivendicato Panti. Ricordando un aspetto emerso nel dibattimento: “I famosi bigliettini che la donna ha scritto, anche sulle garze, durante il ricovero. ’Mi tengono sedata perché non vogliono che parli con te’, le parole rivolte al marito. A cui ha confidato di aver sentito i sanitari (in uno dei tanti reparti nel quale era stata ricoverata successivamente, ndr) affermare che se qui ci mettono le mani si va tutti in galera. Il figlio ha visto l’ultima volta sua madre quando fu portata in ospedale per il parto, per la bambina la mamma è la nonna”. E’ stato chiesto un risarcimento del danno complessivo di 4 milioni 300mila euro.

“Queste vicende sono una tragedia ma non si può sentir dire che la ginecologa ha operato con leggerezza, noncuranza e scarsa serietà”, si ribella l’avvocato Enrico De Martino che la difendeva con il figlio Lorenzo. Soffermandosi sul focus della vicenda, l’emorragia post partum, “scannerizzata sotto ogni aspetto come tutto il caso”. Ma se davvero “ci fosse stato un errore di pesatura sarebbe stata colpa della ginecologa?”, interroga. “Tante consulenza, sei periti”, declina Lorenzo De Martino affermando “che si ha quasi l’amara sensazione che la colpa della ginecologa è di essere stata presente dall’inizio alla fine”. “Vicinanza alla famiglia è massima – osserva l’avvocato Francesco Maccari – però mi è dispiaciuto sentir dire che i due medici sono stati leggeri, indifferenti” rivendicando “che l’anestesista ha applicato le linee guida presenti in quel momento”.