Due interventi cerebrali innovativi su pazienti svegli al Policlinico

La tecnica impiegata dalla Neurochirugia prevede di tenere sotto controllo funzioni cognitive e linguaggio

Due interventi cerebrali innovativi su pazienti svegli al Policlinico

L’équipe multidisciplinare della Neurochirurgia, con i professionsiti dell’Anestesia e rianimazione neurochirurgica, insieme ai due coordinatori, la dottoressa Tarantino e il professor Chibbaro

Interventi di asportazione di tumore cerebrale con pazienti svegli e collaboranti. L’importante novità arriva dalla Neurochirurgia dell’Aou Senese e riguarda due casi molto particolari: entrambi i pazienti non erano di madre lingua italiana ed è stata proprio la valutazione dell’area del linguaggio il leitmotiv degli interventi. Il primo caso è stato quello di una giovane donna con una neoplasia nell’area frontale sinistra, in prossimità dell’area espressiva del linguaggio e motoria; nel secondo caso un giovane con una neoplasia nel lobo temporale sinistro, in prossimità dell’area della comprensione del linguaggio.

L’équipe multidisciplinare è stata coordinata dalla dottoressa Francesca Tarantino, direttrice dell’Anestesia e rianimazione neurochirurgica e ad interim della Neurochirurgia, con il professor Salvatore Chibbaro, esperto di questo tipo di neurochirurgia, come primo operatore, coadiuvato dal dottor Franco Moruzzi; ha collaborato il team anestesiologico composto dalle dottoresse Tarantino e Agnese Bocci e dal dottor Marco Ancilli con il personale di sala operatoria, guidato da Laura Magrini. È stato inoltre necessario l’apporto della Neurologia e neurofisiologia clinica, diretta dal professor Nicola De Stefano, con tecnici, guidati dalla dottoressa Francesca Marchi; della Neurologia perioperatoria con la dottoressa Barbara Batani, e della Psicologia con Barbara Pucci e della Riabilitazione logopedica con Maria Luigia Pitinca.

"Per rimuovere le lesioni nelle aree del movimento e della parola e preservare le loro funzioni cognitive superiori è stato necessario parlare con i pazienti nel corso di tutto l’intervento sul cervello. A tal fine – spiega la dottoressa Tarantino – è stato fondamentale modulare il piano di anestesia in modo da garantire, dopo una prima fase di sedazione più profonda, una successiva di blanda analgesia ed infine nuovamente una fase di approfondimento della sedazione: il tutto per salvaguardare la capacità di collaborazione e di risposta agli stimoli da parte del paziente sveglio, privo di dolore e in respiro spontaneo per tutta la durata dell’intervento. Entrambi i pazienti si esprimevano in un buon italiano e sono stati aiutati dalle mediatrici linguistiche in sala operatoria per interloquire nelle due diverse lingue con i pazienti. Le mediatrici, Noemi Muho e Jemmali Ghada hanno dato un contributo importate perché durante l’intervento era fondamentale valutare e proteggere tutte le competenze linguistiche dei pazienti".

"Durante la procedura chirurgica – aggiunge il professor Chibbaro – per monitorare l’integrità funzionale delle aree cerebrali è stato chiesto ai pazienti sia di descrivere delle immagini che vedevano, di leggere dei testi nella loro lingua madre. Per proteggere anche le aree motorie più profonde sono stati usati stimoli elettrici cranici con registrazione diretta e continua delle risposte dagli arti, usando un metodo innovativo messo a punto dal neurochirurgo Alessandro Zalaffi. Grazie a queste tecniche evolute è stato possibile asportare più del 90% di entrambi i tumori. La rimozione ampia, senza generare danni cerebrali permanenti, preservando tutte le funzioni superiori, è lo scopo finale da raggiungere in questi pazienti. Vista la particolarità dei casi nei giorni successivi agli interventi si è svolto un incontro di approfondimento a Siena con i colleghi di Careggi, esperti di questo tipo di interventi".