Siena, 30 dicembre 2024 – “Il Giubileo non è una gita. Non è un gesto scaramantico, andare in un posto o passare sotto qualche porta. È altro”, ammonisce il cardinale Augusto Paolo Lojudice nell’omelia in Duomo dopo l’apertura della porta santa della cattedrale. Quella centrale. In mezzo a due ali di fedeli, cittadini, turisti. Dopo che le campane, alle 11 in punto, hanno suonato a festa per sottolineare l’inizio del Giubileo nell’Arcidiocesi di Siena-Colle-Montalcino.
“Come si vive? Leggevo in un articolo che nel 1975 Papa Paolo VI individuò nel rinnovamento personale e spirituale la necessità primaria dell’uomo. Cinquanta anni fa si avvertiva il bisogno di ristabilire rapporti autentici con Dio. Non dico la stessa cosa ma...”, spiega il cardinale. Dando la linea di un Giubileo “da viversi come famiglia”, valorizzando la pazienza e guardando al creato, alla bellezza. Fa una carezza alla nostra provincia, Lojudice, sottolineando che “in questo territorio ce n’è tanta. Non riesco a trovare un posto brutto, anche quelli più piccoli o isolati che siano”.
Dignità del lavoro, l’importanza delle cose semplici, i temi sociali legati alla gioventù i messaggi forti (ri)lanciati davanti ad alcune migliaia di persone. Tremila, c’è chi dice cinquemila. Dentro la Cattedrale, altri all’esterno. Dopo la cerimonia intima (vedi articolo a destra) nel Battistero, un’ora prima, per battezzare un bambino di sei mesi. “Un messaggio di speranza”, osserva il cardinale. che ha raggiunto il Duomo dopo la preghiera nel sagrato di piazza San Giovanni, rilanciata dagli altoparlanti.
Parole riprese nei video dei turisti stranieri che sfilavano dietro alle guide guardando incuriositi i sacerdoti con i paramenti sacri, la croce. C’erano religiose, bambini nel passeggino, coppie. Anziani. Ad osservare una Chiesa che chiedeva loro di seguirli e intraprendere il cammino della speranza. La parola chiave di questo anno giubilare che, ricorda più tardi Lojudice, si concluderà nella nostra provincia il 28 dicembre 2025. Nessuna folla oceanica, molti hanno seguito l’apertura dell’anno giubilare in diretta sui social o in televisione. Ma dal vivo tutt’altra cosa. Forte la sensazione di essere comunità, che spesso manca nonostante, nel caso di Siena, ci siano “quelle forze vive che caratterizzano l’identità della città in modo unico, le Contrade”, dice il cardinale. La percezione, in Duomo, gli uni accanto agli altri, è di essere lì per voltare pagina. Ognuno a modo proprio.
Tocca subito un tasto importante, il pastore della chiesa senese. “Genitori si diventa”, dice. Un compito difficile perché una volta c’erano più regole, non si discutevano. C’era una trasmissione di valori naturale, oggi è tutto più basato su affetti, emozioni”, osserva nell’omelia di quasi 20 minuti. Dove sottolinea “che a volte esagerano non dando ai figli qualche esperienza di frustrazione e disagio. Pensare di cancellare gli eventi spiacevoli della vita e dalla vita forse non è giusto. Meglio aiutarli a capire che la serenità è essere stabili e maturi anche in mezzo ai problemi. Non c’è una terra senza vento ma possiamo piantare – esemplifica – una quercia che il vento non può spezzare”.
Accenna ai disturbi alimentari, frutto della ricerca di ‘senso di pienezza’ che perseguono. E ribadisce, solennemente, salutando le autorità l’idea lanciata nei giorni scorsi degli stati generali sul mondo del lavoro e sui giovani, appunto. “Da costruire insieme”. invita. Torna più volte sulla parola chiave – pellegrini di speranza – in cui tempo nel quale ile persone sono sfiduciate e guardano al futuro con pessimismo. Invita alla pace e a fare nel 2025 un pellegrinaggio verso una delle chiese giubilari, confessandosi, andando alla messa, pregando secondo le intenzioni del Papa. Compiendo un gesto di carità.
L’inizio di dodici mesi che richiameranno a Siena migliaia di fedeli da ogni parte d’Italia. Per varcare la porta santa. Sarà lo stesso per la diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza dove l’anno giubilare si è aperto ieri nel Duomo di Chiusi dove i più giovani sono arrivati a piedi partendo dalle catacombe.