Amava ripetere che agli inizi del 1994 Silvio Berlusconi l’aveva chiamato ad Arcore, per sondarlo sulla disponibilità a entrare nella nascente Forza Italia. Eppure era difficile immaginare qualcuno di più lontano dall’avventura berlusconiana di un politico che era la quintessenza del cristianesimo democratico, ala sinistra. "Mi ci avresti visto?", diceva. No, a dire il vero. E infatti non ne fece di nulla, lui che era stato parlamentare Dc al tramonto della Prima Repubblica e avrebbe poi seguito la trafila Ppi, Margherita, Pd, partito di cui fu il primo capogruppo in Regione nel 2007.
Non senza sorpresa, perché lui i "comunisti" li avrebbe chiamati "comunisti" fino alla fine, anche quando di quell’eredità avevano solo qualche ricordo sbiadito o un poster nell’angolo di un Circolo. Eppure quel ruolo l’avrebbe svolto con l’equilibrio generato dalla sua cultura politica e dalla spinta alla mediazione, che spesso celava i suoi spigoli caratteriali e politici.
Memorabile la sua distanza da una figura di primo piano del suo partito come Rosy Bindi, oppure i conflitti fragorosi con esponenti di vertice del Pd. Dalla crisi in Comune del 2012, premessa delle dimissioni del sindaco Franco Ceccuzzi ("non hanno ancora capito in che nassa si sono cacciati", le parole affidate alla penna di David Allegranti sul Corriere fiorentino), allo scontro con Matteo Renzi - che ieri ha espresso il proprio cordoglio ricordando "con affetto" Monaci -, che da sindaco puntava a essere uno dei tre toscani grandi elettori per la presidenza della Repubblica, ma trovò la strada sbarrata proprio da Monaci allora presidente del Consiglio regionale. O ancora quando nel 2018 attaccò frontalmente Bruno Valentini, sostenendo poi la candidatura a sindaco di Alessandro Pinciani, nelle elezioni che segnarono la prima sconfitta del centrosinistra a Siena.
"Era un uomo libero, che ha avuto il coraggio di sostenere le sue idee anche quando erano controcorrente. Ne servirebbero, di persone così", dice commosso Pinciani. "Ha lottato come un leone di fronte ai tanti malanni che lo hanno colpito, il corpo era fiaccato ma la testa è stata lucida fino alla fine, ci lascia un grande esempio", dice ancora. Monaci è scomparso ieri alle una del mattino, a 83 anni, provocando subito un’ondata di reazioni e commozione.
"Un protagonista, ci lascia un vuoto di memorie che tornano tutte insieme ad affollare il nostro non facile e lungo servizio alla democrazia, alla civiltà cristianamente ispirata e ai bisogni toccanti di tanti concittadini", lo piange Pier Paolo Fiorenzani. E Giangastone Brogi ricorda il suo "carattere determinato e la capacità di fare politica in rapporto diretto con la gente, era questo il suo segreto".
Lunghissima la lista dei messaggi di cordoglio. Il presidente della Regione Eugenio Giani parla di "uomo rigoroso, saggio e coerente nei suoi princìpi e valori. Ha saputo trovare sintesi capaci di risolvere situazioni complesse e di ampio consenso". Stefania Saccardi, vicepresidente della Regione, ricorda che "Monaci ha incarnato come pochi l’idea della politica come impegno quotidiano e di servizio". E il capogruppo Pd Vincenzo Ceccarelli osserva che "con il suo equilibrio e la sua profonda esperienza politica, seppe dare un contributo significativo all’avvio del percorso dell’allora giovane partito". Francesco Pacini, che fu il capo segreteria di Monaci in Consiglio regionale, lo definisce un "democristiano vero, un uomo che ebbe sempre a cuore la difesa dell’autonomia e delle prerogative dell’assemblea legislativa". Silvio Franceschelli, senatore Pd, ne tratteggia la "dedizione, responsabilità, senso delle istituzioni, competenza amministrativa e istituzionale".
Per il sindaco Nicoletta Fabio, "Monaci ha sempre lavorato con impegno per il bene comune, con un significativo contributo alla nostra comunità, a Siena e a tutta la Toscana". Per Francesco Michelotti, deputato FdI, è stato "un politico che ha avuto il merito di mettere a disposizione il proprio impegno per le istituzioni" e che "nel 2017 seppe pronosticare la fine dell’era della sinistra a Siena".
Agnese Carletti, presidente della Provincia, parla di "protagonista appassionato della politica, un riferimento per le istituzioni e gli enti locali". "Può a ragione essere considerato una storica mente politicamente lucida del nostro territorio", affermano Lorenza Bondi e Marco Falorni del gruppo Forza Italia-Udc.