
Ecco alcune storie di isolamento sociale
Yusuke è giapponese. Ha 32 anni e da un decennio è chiuso in casa. All’università ha subito atti di bullismo da parte di studenti e professori, questo lo ha portato ad isolarsi. Fa molta fatica ad esprimersi, ma dice che il volume della tv per lui è molto importante per non sentirsi solo e passare le giornate a guardare il soffitto. Anche Alice Tanaka è giapponese. Durante l’adolescenza ha avuto una prima fase da hikikomori, ma ha trovato il coraggio di andare all’università; si era trovata un fidanzato e anche un lavoro. Improvvisamente, però… ecco che arriva la ricaduta: ha perso la volontà di lottare e si è lasciata di nuovo alle spalle la vita sociale.
Anche dei ragazzi italiani, che hanno voluto rimanere anonimi, parlano della loro esperienza di isolamento che, per fortuna, hanno superato. C’è chi passava le giornate al telefono, chi fumava per ammazzare il tempo, chi non dormiva per giocare alla playstation, chi alternava la tv ad un libro: avevano passatempi diversi, ma tutti mangiavano una sola volta al giorno, saltavano i pasti o facevano un piccolo snack prima di prendere i medicinali.
Il ’fumatore’ usciva quando le sigarette finivano, ma ogni volta che metteva un piede fuori dalla porta il battito accelerava, l’ansia lo assaliva ed il sudore gli imperlava la fronte. Camminava velocemente fino alla tabaccheria e poi tornava subito in casa.
Una ragazza, invece, dice che quando rimaneva sola a casa si spostava sul divano lasciando temporaneamente il letto, ma come sentiva l’auto dei suoi genitori che rientravano, sfrecciava in camera perché voleva evitare il confronto e il dialogo con chiunque.