REDAZIONE SIENA

"Ecco perché non mi avvicinai al corpo di Rossi"

Il direttore finanziario Mingrone nega davanti alla commissione d’inchiesta l’omissione di soccorso. "Chiamai subito il 118", dice

"La settimana prima del suicidio andammo a cena, incontrammo David Rossi, io e il presidente Profum dopo il cda. Chiese cosa era accaduto. Lo avevamo tenuto riservato per evitare che, prima del deposito al tribunale, uscisse la notizia della causa contro Nomura. Rossi apparve ansioso. Raccontò di aver perso il padre. Era stressato dal fatto che le autorità inquirenti lo associassero a Giuseppe Mussari (ex presidente Mps, ndr). Mi dette l’idea di una persona molto turbata da tutto ciò". Uno dei passaggi più nitidi dell’audizione di Bernardo Mingrone, direttore finanziario di Rocca Salimbeni nel 2013 quando morì Rossi. Faceva parte, come ricorda alla commissione parlamentare d’inchiesta nelle quasi due ore di audizione, del gruppo post Mussari-Vigni che "aveva voltato pagina". Tanti i "non ricordo", sottolinea l’onorevole Luca Migliorino. E lo stesso Mingrone si scusa infine "per le lacune nella memoria". Non ha certezza granitica che Rossi si sia ucciso ma lo crede "fortemente. La sensazione che ho avuto la sera della cena – spiega all’onorevole Walter Rizzetto – è che fosse turbato". Mingrone difende l’allora presidente Profumo e l’ad Fabrizio Viola: "Si sono adoperati per risanare la banca, senza nascondere nulla, facendo emergere le perdite celate".

Ma il cuore dell’audizione è la ricostruzione – sempre con tanti ’non ricordo’ – di quando con il portiere il 6 marzo salì nell’ufficio di Rossi. "Non mi affacciai all’inizio, poi lo feci e vidi David in basso. Chiesi se era stata chiamata l’ambulanza, telefonai al 118 spiegando con difficoltà dove dovevano venire i soccorsi". Non rammenta se la porta dell’ufficio era aperta e la luce accesa. "In quelle fasi fu il panico", dice. Carolina Orlandi aveva riferito alla commissione di aver trovato Mingrone con il portiere, uscendo dalla Rocca quel giorno: Mingrone non si rammenta di lei. "La mia – afferma più avanti - è una memoria emotiva e non visiva". Di quella macchina nel vicolo del Monte Pio con i fari accesi non ricorda. A più riprese sottolinea di non rammentare ciò che accadeva intorno a lui. E quando Rizzetto riferendosi al fatto che, come mostra il video della caduta, il direttore finanziario non si avvicina al corpo di David – "potrebbe configurarsi come omissione di soccorso, non voglio accusarla di nulla" –, Mingrone si difende. E interviene il presidente-avvocato Pierluigi Zanettin, codice penale alla mano, dicendo che non è questo il caso. Perché MIngrone il 118 l’ha chiamato, guidando i soccorsi. Ci si sofferma sullo scambio di mail per motivi di lavoro fra Mingrone e Rossi (Zanettin prende spunto dall’audizione precedente del giornalista di Quarto Grado Pierangelo Maurizio, ndr) su come veicolare comunicativamente i problemi insorti a seguito degli accertamenti sui derivati. E ancora: Rossi sicuramente partecipava ai comitati di direzione, "che poi venisse invitato ai cda non ho idea, basta guardare i verbali", spiega ancora. A Susanna Cenni ribadisce di "non aver percepito mancanza di fiducia da parte dei vertici nei confronti di Rossi, altrimenti l’avrebbero allontanato. Rossi non ha mai posto domande tese ad acquisire informazioni che non fossero di sua pertinenza".

Fra i prossimi nomi che verranno sentiti dalla commissione si parla dell’avvocato Giancarlo Pittelli (probabilmente a novembre), Chiara Galgani, collega di Rossi nell’area comunicazione, Fulvio Muzzi, Carla Ciani e il proprietario dello scooter che si trovava nel vicolo quella sera Emanuele Dragoni.

La.Valde.